Per la campagna nazionale “Questo non è amore”, questa mattina il camper della Polizia si è fermato a Montevarchi per sensibilizzare, informare e spiegare come agire in casi di violenza, maltrattamenti e abusi. Presenti anche le volontarie del Centro antiviolenza provinciale
Questa mattina il camper della Polizia di Stato ha fatto tappa a Montevarchi per la campagna "Questo non è amore", in questi giorni dalla Polizia di Arezzo che lo sta portando in tutto il territorio provinciale. Materiale informativo e un questionario da compilare in forma anonima per capire quanto le donne conoscono gli aspetti della violenza di genere e maltrattamenti. Prima la sosta davanti al centro commerciale Coop.Fi, poi in piazza Varchi.
"La parte più difficile è far sapere e informare le donne, nella maggior parte dei casi meno disposta a denunciare" – spiega Giovanni Schettino, dirigente della Squadra Mobile – "Non solo per la paura di subire una maggior violenza, ma soprattutto per il timore di far passare un guaio alla persona denunciata, perché è il padre dei figli per esempio, o perché tendono a minimizzare quello che hanno subìto. Fondamentale è spiegare a quante persone più possibile come agire, anche a chi non è vittima ma potrebbe conoscerne una: è anche questo lo scopo dell'iniziativa. La legge che abbiamo in merito a questa problematica funziona con efficacia e effettività per garantire assistenza".
Due sono gli strumenti a disposizione della vittima di violenza e abusi: la denuncia, che avvia il percorso processuale penale, oppure quella meno conosciuta dell'ammonimento, uno strumento da valorizzare e far conoscere maggiormente "che segue un percorso procedimentale-amministrativo al termine del quale il Questore ammonisce la persona a tenere un comportomento corretto. A volte il problema viene già risolto a questo livello".
Al fianco dei rappresentanti della Polizia, questa mattina erano presenti anche alcune donne del Centro antiviolenza provinciale con sede ad Arezzo. "Interveniamo quando viene attivato un codice rosa in ospedale, cioè la segnalazione di un caso di violenza su una donna registrato dai medici, gestiamo la reperibilità 24 ore al giorno con il numero 1522 e l'assistenza alla vittima con l'eventuale inserimento in una casa rifugio o di seconda accoglienza", spiegano le volontarie.
"Purtroppo c'è da evidenziare che mentre le campagne a sostegno di questo fenomeno aumentano per sensibilizzare donne e cittadini, i nostri fondi vengono tagliati progressivamente a livello nazionale, al punto che alcuni Centri in Italia hanno già chiuso e gli altri sono a rischio".