Per secoli, i seccatoi sono stati il cuore di molte frazioni montane che adornano il Pratomagno. Luogo fondamentale per la produzione di farina di castagne, ma anche per la socialità che teneva uniti i paesani, fra canti, storie e risate.
I primi giorni di novembre, proprio uno di questi seccatoi è stato rimesso in funzione, dopo ben 60 anni, grazie a due loresi, Claudio Salsiccia e Lara Lapi, che da settembre 2020 gestiscono un antico castagneto nel Pratomagno, al cui interno hanno costituito un’azienda agricola, “Il Bosco Magico”. La voglia di riportare in vita le vecchie tradizioni del territorio e cogliere l’opportunità di avere un seccatoio funzionante poco distante dal loro “Bosco Magico” hanno spinto i due ad affittare l’antico seccatoio della Trappola. Chiamato affettuosamente in ricordo del precedente proprietario, Francesco Bartolini, “Il Seccatoio del Bogna”, questo novembre il fuoco al suo interno è stato riacceso per essiccare le castagne come si faceva una volta. La struttura risale circa al XIX secolo ed è composta essenzialmente in due parti: il piano terra ospita il focolare, da “mugnaio” ovvero più fumo che fiamme, e delle sedie; mentre nella parte sovrastante c’è un sottotetto formato da grosse assi di legno che tengono “sospese” le castagne. Il fumo prodotto dal fuoco sottostante, che deve restare sempre acceso per circa un mese, essicca lentamente le castagne rendendole perfette per la futura macinazione. Alla parte riservata alle castagne si accede, come una volta, dall’esterno tramite una piccola finestra e una scala. Claudio Salsiccia, infatti, ogni volta che raccoglie delle castagne sale sulla scale ed entra in questo angusto spazio. Attualmente, il Bosco Magico sta essiccando circa 700 kg di castagne. Claudio spiega che la parte difficile è tenere sempre acceso il fuoco e girare le castagne, che nel tempo si sono stratificate, per ottenere una tostatura uniforme.
Si tratta di un processo lento, che necessita costantemente di tempo e attenzioni. Per questo i seccatoi sono al centro del borgo del paese, vicino alle abitazioni, e rappresentano metaforicamente il “focolare” del posto. Una volta, gli abitanti dei piccoli borghi, in questi mesi autunnali, passavano tanto tempo al loro interno. Era così un luogo focale, dove si facevano cene, si raccontavano storie, leggende, si cantava, con la speranza di ripararsi dal freddo della stagione autunnale. Le castagne, quindi, erano un vero e proprio collante per il paese, poichè la loro lavorazione comportava l’unione di tutti gli abitanti, dalla raccolta alla essiccazione, fino alla battitura. Quest’ultima è il nome dato al processo per sbucciare le castagne una volta pronte; deriva dal fatto che esse venivano messe in grandi sacchi di iuta per essere “battute” con energia sul terreno per levare la buccia. Ai primi del Novecento, invece, arrivò una macchina con un motore a scoppio alimentata a petrolio, che grazie a delle cinghie puliva le castagne. La battitura era una vera e propria festa di paese, dove tutti collaboravano. Infine, le castagne venivano portate nel mulino più vicino per essere macinate e ottenere così la farina. In realtà, l’intero processo terminava quando gli abitanti del paese riportavano a casa la farina e la usavano per fare “migliacci” o appunto “castagnacci”, pulenda (che veniva usata al posto del pane).
Un altro seccatoio si trova nella frazione montana di Poggio di Loro. Anche “Il seccatoio del Biondo”, collocato al centro del piccolo borgo, è stato luogo di socializzazione. Così l’Associazione Elicriso, formatasi grazie a 7 abitanti del posto, nel 2015, ha pensato di riassumere in un libro l’antica tradizione legata a questo luogo. Ne La buona compagnia è mezzo pane, infatti, si legge: “Le veglie di gruppi familiari e amici si protraevano fino a notte fonda. L’ambiente riscaldato, il buio, il fumo che costringeva tutti a stare bassi e seduti per respirare meglio, rendevano l’ambiente e l’atmosfera molto intima, suggestiva e coinvolgente. Al termine di una fredda ed umida giornata passata a raccogliere castagne, la sera nel seccatoio i racconti, i canti, le bruciate e i fiaschi di vino rallegravano la gente e facevano dimenticare stanchezza e fame“.