Viaggio all’interno del terzo gruppo per fatturato in Valdarno, dopo Prada e ABB: è la Lem, che comprende anche Lg e Zamak. _Si occupa di trattamento superficiale di accessori metallici per la moda. Il Presidente Gualdani e il Direttore Biagioni: “Qualità altissima, lavoriamo per le grandi firme”. Il 25 novembre l’open day
Nel 2017 è stato il terzo gruppo in Valdarno per fatturato (53 milioni di euro) dopo due nomi noti come Prada e ABB: ma il gruppo Lem, forse meno noto ai valdarnesi, segna in realtà una crescita costante ormai da oltre dieci anni, con picchi del +30% annui. Un gruppo nato dalla Lem, fondata nel 1974 da Franco Gualdani, e poi passata nel 1994 al figlio Daniele. Qui si realizzano trattamenti superficiali dei metalli per gli accessori di moda (fibbie, placche e così via), con tutte le tecnologie possibili oggi: e l'azienda lavora per i grandi gruppi e le firme più prestigiose. Originariamente si trovava nel centro storico di Montevarchi, ma la crescita ha richiesto nuovi spazi.
Oggi il gruppo Lem, che nel frattempo ha dato vita a una formazione più ampia, con la holding Lg e le aziende Zamak e Deluxe, si trova nell'area produttiva fra Levanella e Levane, e occupa ben 6 stabilimenti (l'ultimo realizzato a impatto zero, ricostruendo un vecchio capannone industriale inutilizzato) su 25mila metri quadrati. E dà lavoro direttamente a quasi quattrocento dipendenti, mentre l'indotto ne coinvolge oltre mille.
"Finora siamo cresciuti senza che il territorio del Valdarno, dove operiamo, ci conoscesse davvero – spiegano il Presidente Daniele Gualdani e il Direttore, Corso Biagioni – ora vogliamo raccontare questa realtà in crescita, frutto soprattutto del grande lavoro delle persone che operano con noi. Un 'capitale umano' che per noi viene al primo posto, e che è formato da molti giovani, con un livello di istruzione mediamente alto. Per noi i dipendenti sono una ricchezza fondamentale: ed è per questo che puntiamo sempre più a coinvolgerli, ascoltando le loro proposte, le loro idee, che spesso possono fare la differenza".
La qualità del prodotto finale è rimasto un punto fermo, ma i numeri sono cresciuti in maniera esponenziale. "La nostra sfida – spiega Gualdani – è stata quella di trasformare una produzione artigianale in processo industriale. È quello che chiedevano i nostri clienti, senza però perdere quelle caratteristiche di alta qualità tipiche della produzione artigianale". Per raggiungere questo obiettivo, oltre a scommettere fortemente nei dipendenti, il gruppo ha introdotto anche la "Lean Thinking", un metodo di lavoro diverso dalla classica catena di montaggio, ideato da Ritsuo Shingo per Toyota. Una delle sale del nuovo stabilimento è stata intitolata proprio al padre di Shingo, Shigeo.
Il 25 novembre, il gruppo aprirà le porte in occasione di una iniziativa nazionale del Corriere della Sera, la "Open factory", che coinvolge un centinaio di aziende in tutta Italia. Il più grande opening di cultura industriale manifatturiera, arrivato quest'anno alla quarta edizione: nell'occasioen il gruppo ospiterà non solo i dipendenti e le loro famiglie, ma ad esempio anche le scuole del territorio.
E il 2019? "Ci porterà nuove sfide – conclude Corso Biagioni – ma le condivideremo prima di tutto con i nostri dipendenti, durante la cena aziendale di Natale nella quale racconteremo loro cosa ci aspettiamo dal prossimo anno".