“Non è possibile obbligare i dipendenti comunali a lavorare presso il Giudice di Pace”, aveva detto Grasso qualche giorno fa intervenendo proprio sulle dichiarazioni di Paterniti. E oggi il rappresentante degli avvocati valdarnesi replica: “Lui è il Sindaco e deve risolvere le istanze che i cittadini gli chiedono, altrimenti avrà fallito”
Scadrà a marzo il termine ultimo per riportare il Giudice di Pace in Valdarno: lo ha affermato qualche giorno fa il sindaco di Montevarchi, Francesco Maria Grasso, replicando all'intervento dell'avvocato Leonardo Paterniti. Ma il primo cittadino aveva anche aggiunto che ad oggi "i dipendenti indicati dai comuni (necessari per tenere aperta la sede, insieme ovviamente al giudice, ndr) avevano iniziato il relativo corso di formazione e poi lo hanno abbandonato. Non hanno intenzione di proseguirlo: e nessuno può obbligarli. Se Paterniti o chiunque altro conosce qualcuno disponibile a lavorare presso il Giudice di Pace, ce lo indichi".
E sono quelle parole che hanno spinto Paterniti, membro dell'associazione avvocati del Valdarno, a tornare sul tema. "Resto meravigliato della risposta del sindaco avvocato Francesco Grasso e soprattutto per i toni non consoni ad una dialettica costruttiva e alla carica istituzionale che ricopre. Quella replica non è accettabile: lui è il Sindaco e deve risolvere le istanze che i cittadini gli chiedono, altrimenti avrà fallito".
"I nove Comuni del Valdarno – ricorda Paterniti – hanno deliberato nei propri Consigli comunali la necessità del mantenimento del Giudice di pace nel nostro territorio, raccogliendo le richieste dei cittadini e della società civile. La Conferenza dei Sindaci ha poi individuato il Sindaco Grasso per il raggiungimento di questo scopo. Se non riesce avrà fallito".
"Il Sindaco deve esercitare il potere e si deve imporre soprattutto con i dipendenti. Rammento che l’etimo e il significato della parola “sindaco” deriva dal latino tardo syndacum che significa “rappresentante di una comunità e patrocinatore di Giustizia”. Il latino si è ispirato alla parola greca syndikos, composta da syn “insieme” e dike “giustizia”. Dike è figlia di Giove, ed è la protettrice dei tribunali. Chissà se ce la farà ad aiutare il Sindaco Grasso?".