Alle 8.00 il Treno della Memoria è arrivato a Oswiecim. Sedici pullman hanno trasportato studenti, insegnanti, organizzatori, giornalisti all’interno del campo di sterminio di Auschwitz 2 – Birkenau. La cerimonia ufficiale e la deposizione della corona. Gli oltre 500 ragazzi hanno letto il nome di giovani che sono stati liberati o che sono morti nel campo
Ore 8.00: dopo un lungo viaggio il Treno della Memoria si ferma alla stazione di Oswiecim, la città polacca in tedesco Auschwitz. A bordo di sedici pullman oltre 500 studenti delle scuole superiori toscane, compresi sette del Severi di San Giovanni, i loro insegnanti, gli organizzatori, diretti interessati, l'assessore regionale Anna Rita Bramerini, giornalisti e le guide raggiungono il campo di sterminio di BIrkenau. Non è possibile entrare dal tristemente noto ingresso quello cioè attraverso il quale i treni piombati portavano, ammassati nelle carrozze, in maniera particolare gli ebrei: un tendone eretto per la celebrazione che si terrà in occasione della liberazione del 27 gennaio ne impedisce anche la visuale. Ma l'atmosfera che si respira all'interno non cambia.
Il complesso di Auschwitz era suddiviso in tre 'luoghi': il campo di concentramento, o Auschwitz 1, il centro di sterminio, Auschwitz 2 – BIrkenau, e il campo di lavoro, Auschwitz Monowitz. La prima visita è al secondo complesso, enorme, nato inizialmente per i polacchi e realizzato con i mattoni di sette paesi circostanti all'area rasi al suolo. La prima parte che la guida fa visitare è quella dove erano relegate le donne e i bambini. Il blocco 16 A, quello dei più piccoli, è un insieme di cunicoli in cemento dove dormivano ammassati. Poi c'erano quelli, invece. scelti come cavie. La guida racconta ancora come i deportati, una volta scesi dal treno, fossero subito indirizzati alla vita o alla morte. Erano destinati alla morte donne in attesa di bambini, anziani, malati.
All'interno del campo sono ancora ben visibili le camere a gas e o forni crematori dei quali sono rimaste le strutture in mattoni dove sono ancora ben visibili le scale per scendere nel sottosuolo e le stanze: le prime servivano per uccidere, i secondi per bruciare i corpi. Le ceneri venivano sparse sul terreno o gettate in un laghetto.
Il racconto delle guide con la triste realtà che appare davanti agli occhi di tutti è un pugno allo stomaco che non fa male al fisico ma che colpisce con violenza la parte più sensibile dell'essere umano. In questo campo donne e bambini, uomini, ebrei, omosessuali, Rom e Sinti venivano umiliati, offesi, tenuti senza cibo, oppure direttamente uccisi. Nessuno aveva pietà di loro, nessuno aveva un gesto o una parola di conforto. Erano considerati semplicemente diversi e come tali non meritavano di vivere o di essere trattati come esseri umani.
Alla visita hanno preso parte anche Andra e Tatiana Bucci deportate ad Auschwitz ancora bambine, avevano 4 e 6 anni. Si sono salvate perchè credute gemelle furono sistemate in una struttura diversa dalla altre per effettuare esperimenti. ( Ma il loro racconto farà parte di un altro articolo).
A Burkineau, dove negli anni '60 è stato realizzato un monumento dedicati a tutti coloro che nel campo e non solo sono stati uccisi, si è tenuta la commemorazione ufficiale, dopo il corteo. E i protagonisti sono stati tutti gli studenti.
Sulla scia del progetto 'Un nome, una storia, una memoria', portato avanti insieme agli insegnanti, ogni studente davanti al Memoriale ha pronunciato il nome di una persona, a partire dai più piccoli, deportata al campo e lì uccisa o sopravvissuta.
"Questo è l'inferno – ha affermato Ugo Caffaz, ideatore e anima di questo evento – Non sottovalutate mai i segnali della discriminazione", poi ha citato Primo Levi: "È successo e può succedere ancora".
"Il viaggio non è iniziato lunedì e non finirà venerdì. È una lezione per il presente" ha detto l'assessore Bramerini e poi ha sottolineato quanto anche oggi esistano e siano pericolosi sentimenti antisemiti o neonazisti.
Il viaggio nella memoria continua, come è stato precisato da tutti, non tanto per le vittime quanto per i carnefici. La prossima visita è ad Auschwitz 1.