Dopo l’incontro con il Mise, giudicato “deludente e ancora includente l’esito, sindacati e lavoratori si sono riuniti in assemblea per fare il punto sulla vertenza Fimer. Una situazione che ancora non dà certezze. La novità è che ci sarebbero, come ha informato la società, quindici investitori interessati ad entrare nell’azienda: ne sarebbe stato scelto uno con il quale verrà formalizzata l’operazione entro il 15 marzo.
Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil: “Nonostante i numerosi soggetti industriali o finanziari disposti a entrare nella compagine societaria e ad apportare i necessari capitali per la ripresa in sicurezza di tutte le attività, la proprietà continua a tergiversare, a prendere altro tempo, senza individuare il soggetto affidabile (anche da un punto di vista di garanzie e di tenuta occupazionale) col quale concludere la trattativa. Nel corso dei precedenti incontri la proprietà aveva prima fornito come termine della trattativa fine dicembre, poi febbraio, adesso metà marzo, un continuo rimandare che non trova soluzioni di continuità. Al tavolo la RSU, le OO.SS. e le istituzioni locali (Comune e Regione) hanno ribadito che il tempo delle trattative è finito e che si deve giungere ad una rapida conclusione, anche perché la ripresa produttiva precedentemente annunciata dall’azienda fatica a decollare e la proprietà non è riuscita a chiarire come reperirà nel breve le risorse necessarie per garantire la continuità aziendale. Nel frattempo non si arresta la perdita di competenze, che potrebbe pregiudicare l’attuazione di un nuovo piano industriale e business plan”.
Ilaria Paoletti, Fim Cisl: “In assemblea abbiamo spiegato quanto emerso nell’incontro al Ministero. Abbiamo lanciato messaggi importanti: ci deve essere chiarezza da parte della proprietà su dove vuole andare ed il rispetto della data entro cui, ha detto, formalizzerà con il nuovo investitore, il 15 marzo. Fino a marzo bisogna reggere, uniti e coesi, perchè si arrivi al momento in cui la società rispetti gli impegni presi senza che sia dispersione di professionalità o abbandoni di iniziative. Questo è stato confermato dall’assemblea che si dimostra quindi compatta. Abbiamo anche deciso di fare ogni settimana un incontro in Regione dove la proprietà ci deve informare sulla liquidità che entra, dove verrà spesa, e come ripartirà la produzione. Se continueranno ad esserci incertezze e non risposte ripartiremo con le iniziative che avevamo programmato prima tra tutte il blocco del casello”.
Davide Materazzi, Uilm Uil: “La dirigenza per l’ennesima volta non ha portato chiarezza o prospettive concrete, tutte intenzioni che nel tempo abbiamo visto però che non si concretizzano. La produzione è ripartita ma non nei numeri che avevano previsto, l’investitore tarda ad arrivare, si affacciano altri interessamenti e l’impressione è che si perda ulteriormente tempo. Noi non ci possiamo permettere di aspettare, abbiamo poco fiato, non sappiamo quanta liquidità abbiano per i materiali e portare avanti l’attività. Noi ci auguriamo che il nuovo investitore industriale che si possa legare al territorio perchè uno dei rischi e che vi sia qualcuno dall’estero che abbia interessi diversi dal mantenere l’occupazione sul territorio. Occupazione che è a rischio: alcune figure di ricerca e sviluppo si stanno dimettendo In assemblea abbiamo ribadito che l’azienda è dei lavoratori ed i lavoratori si devono compattare intorno a questa attività”.
Sergio Chienni, sindaco di Terranuova: “Rispetto al tavolo che abbiamo avuto ci sono alcune considerazioni da fare. La prima: è da tempo che diciamo che è necessario che entri un investitore che immetta liquidità fresca per poter ridare un immediato futuro a questa azienda. Ieri ci è stato detto che ci sono 15 potenziali investitori e che chiuderanno un accordo in esclusiva con un di essi entro il 15 marzo. Quello che ci preoccupa è che il tavolo era stato istituito perchè il Mise fosse messo a conoscenza dei nomi di questi potenziali investitori per verificarne le garanzie dovute, invece l’azienda ha detto che, a parte di un nome, gli altri non sarebbero stati condivisi con il Mise almeno in questa fase. Per noi è un elemento di forte contrarietà perché il Ministero è una forma di garanzia per tutti e che venga messo a conoscenza di chi voglia investire qui è assolutamente necessario. L’altra cosa che abbiamo evidenziato con fermezza insieme alle organizzazioni sindacali e la Regione Toscana è che è necessario capire quante sono le risorse indispensabili e da dove dovranno giungere per arrivare al momento in cui l’investitore entrerà perché deve essere garantita la produzione. Non c’è stata data una risposta chiara anzi c’è stato detto che prima l’azienda deve parlarne con i commissari nominati dal Tribunale di Arezzo”.
“Non è stato, poi, approvato il bilancio 2020 e riteniamo sia una cosa da fare in tempi celeri. Altro motivo di preoccupazione è la perdita di know how: da ottobre ad oggi dalla ricerca e sviluppo, tra Valdarno e Vimercate, sono fuoriuscite 30 persone, professionalità importanti per la Fimer e quindi portare elementi di certezza e chiarezza può anche indurre a mantenere le persone all’interno di questa azienda. Tutti questi elementi sono stati sottolineati con forza in maniera unitaria, dalle istituzioni locali, dalle organizzazioni sindacali, dalla Regione Toscana e dal Mise. Gli elementi di speranza si fondono sul fatto che questa azienda è appetibile perchè lavorando in un settore in espansione e la transizione ecologica rappresenta un investimento per chi arriva”.
Ha collaborato Serena Paoletti