E’ spaccatura tra le organizzazioni sindacali sulla proroga dei contratti di solidarietà: hanno firmato Fiom Cgil e Uilm Uil, ritenendola una decisione necessaria per i lavoratori, ha detto ‘no’ Fim Cisl che ne spiega le motivazioni.
“NO al contratto di solidarietà senza garanzie di prospettiva. NO ad un accordo di solidarietà con il rischio che questa società lo utilizzi per risolvere i propri problemi a scapito dei lavoratori. NO ad un aumento delle ore di solidarietà (80-90%) senza aver ancora, a distanza di 20 giorni, l’idea di dove come azienda si voglia andare. SI all’accordo se la proprietà favorisce e agevola l’ingresso dell’investitore, firmando l’offerta qualora si concretizzi. SI all’accordo se, vista (dopo mesi) l’esigenza aziendale di inserire nuovo personale, ci sia il coinvolgimento della Rsu. SI all’accordo se aumentando la percentuale di solidarietà c’è un’integrazione al reddito oppure il ritorno alle vecchie percentuali (in linea con l’obbiettivo di tutti di rilanciare il prima possibile l’azienda)”.
“La solidarietà è l’unico ammortizzatore sociale che richiede accordo sindacale obbligatorio. Avevamo un’arma. E: potevamo lottare per ottenere garanzie e impegni vincolanti o potevamo scegliere tutti insieme di non firmare. Scuotendo la proprietà. Non concedendo più tempo. Obbligandoli a scoprire i propri piani. E facendo arrivare un messaggio chiaro: basta giocare con la dignità delle persone. E invece.. nessuna di queste richieste è stata accolta”.
“Per noi tutto questo è inaccettabile. E per questo come Fim abbiamo fatto una scelta. Sicuramente di coraggio. In coerenza con l’ultima assemblea in cui avremmo dovuto fare iniziative unitarie in questi 20 giorni di sprint finale. E in coerenza con l’ultima posizione presa a Vimercate e di fronte alle istituzioni. Rimangono forti preoccupazioni e una domanda , tra le tante, ancora aperta: perché mai se l’obbiettivo comune è di rilanciare l’attività produttiva, l’azienda non si è voluta prendere l’impegno di accogliere le nostre richieste a garanzia della tenuta dell’ammortizzatore?”.
Ilaria Paoletti: ” La Fim ha portato avanti unita e compatta una scelta rischiosa ma estremamente coraggiosa. Scegliere tra una tutela economica immediata o le garanzie per il proprio futuro che ahimè, come sempre pensato, la proprietà non ha dato. Rendendosi indisponibile a sancire nel verbale la reale prospettiva dello stabilimento e farneticando un incomprensibile piano B. In una corsa contro il tempo, a 20 giorni dallo scadere della procedura concorsuale i lavoratori della Fim erano pronti a scegliere garanzie per il proprio futuro, rinunciando, se non ci fossero state, ad un ammortizzatore sociale ma obbligando tutti il secondo dopo (ministero, tribunale, proprietà, investitore) a dover rispondere ad una sola domanda: e ora che si fa? Chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso”.