La vicenda era venuta alla luce alcune settimane fa: decine di cittadini si erano ritrovati un nuovo contratto di energia elettrica, senza aver mai fatto nulla. Erano due (ex) agenti di un altro fornitore che firmavano falsi contratti intestandoli a ignari utenti: i due, 41 e 21 anni, sono stati individuati e denunciati. Non si esclude che i casi possano essere anche di più
Sono stati individuati e denunciati dai carabinieri di San Giovanni, gli autori di decine di falsi contratti di energia elettrica stipulati a danno di cittadini completamente ignari. Il caso era esploso a fine ottobre: in tanti avevano raccontato di aver ricevuto l'avviso dal Servizio Elettrico Nazionale di cessazione del contratto, scoprendo così di essere diventati, a loro insaputa, clienti di Eni.
Sono 65 i casi denunciati e certi in Valdarno, ma non si esclude che possano essere ancora di più. I carabinieri hanno ricostruito che i due, un italiano di 41 anni e un 21enne di origini marocchine, lavoravano per un’agenzia partner di Eni ed erano pagati a percentuale sul numero di contratti stipulati. Così i due dipendenti hanno messo su un piccolo business che gli consentiva a fine mese di arrotondare le proprie entrate: confezionavano falsi contratti all’insaputa di ignari cittadini.
Utenti che, appunto, si sono visti recapitare a casa la comunicazione di interruzione della fornitura da parte del precedente gestore e poi, se l'indirizzo inserito nel contratto era quello corretto (ma in alcuni casi era finto anche quello), sono iniziate ad arrivare le nuove bollette, con una nuova dicitura e spesso più care delle precedenti.
Alcuni cittadini si sono rivolti ai carabinieri della Stazione di San Giovanni che hanno individuato e denunciato i due dipendenti infedeli, che lavoravano per una piccola agenzia del napoletano, completamente estranea all’accaduto, e che li ha allontanati non appena venuta alla luce la truffa. I due sono stati denunciati per truffa.
Fino ad oggi, i carabinieri hanno accertato 65 casi in cui i due hanno stipulato contratti in nome e per conto di ignari cittadini, tutti residenti nel Valdarno. Le indagini proseguono e gli inquirenti non escludono che il fenomeno possa riguardare una platea ancor più ampia di cittadini, anche in altre aree del territorio nazionale.