23, Dicembre, 2024

Dott. Corti: tecniche di fecondazione assistita. Anche il Valdarno segue il trend nazionale

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L’emancipazione femminile, la necessità per le donne di portare a termine il percorso di studi e di inserirsi nel mondo del lavoro, i cui ritmi sono sempre più stressanti e pressanti, hanno fatto sì che l’età in cui si decide di mettere al mondo un figlio, sia sempre più spostata avanti nel tempo. Un numero crescente di madri, difatti, partorisce il primo figlio dopo i 35 anni d’età, se non addirittura anche intorno ai 40.

Sebbene oggi l’aspettativa di vita media si sia allungata e la salute della donna sia, molto spesso, ottima anche in età non più giovanissima, l’orologio biologico non può, comunque, essere ignorato e sovente diviene necessario rivolgersi a tecniche di fecondazione assistita per avere un figlio intorno ai 40 anni.

“Da tempo assisto clienti che si rivolgono a tecniche di fecondazione medicalmente assistita, tecniche di PMA, ed anche il Valdarno rispecchia la fotografia tipica delle popolazioni industriali, ove purtroppo, ma per necessità, i figli si fanno in età tarda. Ciò rappresenta, ovviamente, un grosso problema perché dopo i 35 anni d’età la fertilità si dimezza – queste le parole del Dott. Roberto Corti, Specialista in Ginecologia e Ostetricia – L’età migliore per decidere di diventare madri, difatti, è dai 20 ai 30 anni, ma oggi non è sempre possibile. Problemi legati allo studio, alla formazione, al lavoro fanno sì che si pensi ad un figlio molto più avanti nel tempo, addirittura intorno ai 40 anni, quando la possibilità di una gravidanza spontanea oscilla dal 2 al 5%, il che equivale a dire che su 100 donne, soltanto 2/5 potranno riuscire a generare un figlio senza alcun aiuto. Questo dipende dal fatto che ogni donna nasce con un bagaglio di cellule uovo che nel corso del tempo va ad esaurirsi. Gli ovociti che verranno reclutati più tardi nel tempo, avranno anche una risposta inferiore, con una più elevata percentuale di aborti e di alterazioni cromosomiche”.

Quali sono i rischi e quali le tecniche per chi sceglie di diventare madre dopo i 45 anni d’età?

“Dopo i 45 anni la possibilità di avere un figlio col proprio materiale genetico, cioè con i propri ovociti, è praticamente nulla – prosegue il Dott. Corti – quindi è inutile far pensare ad una donna che una gravidanza a questa età sia possibile in maniera spontanea. Per fortuna esiste adesso l’ovodonazione, ovvero la possibilità che degli ovociti di donne donatrici, di età compresa fra i 20 ed i 30 anni, vengano fecondati con il seme di un partner ed inseriti nella donna ricevente. Questo permette di raggiungere un tasso di fertilità decisamente più alto, anche dell’80%. Il Centro con cui collaboro, in Grecia, ha queste percentuali di successo. I rischi, tuttavia, sono legati al fatto che a 45 anni ci possono essere condizioni metaboliche che incidono negativamente sull’andamento della gravidanza, portando ipertensione, diabete, problemi tiroidei o gestosi.”

Infine e, ovviamente, mantenendo la più stretta privacy, ci sono casi di gravidanze in età avanzate e con tecniche assistite che lei ha seguito in Valdarno?

“Sì in Valdarno ci sono persone che hanno utilizzato tecniche di fecondazione assistita, con ovodonazione. Si tratta principalmente di donne di oltre 38/39 anni che avevano scarsa possibilità di avere una gravidanza con il proprio materiale genetico. E’, altresì vero, che bisogna superare il fatto che il figlio che nascerà avrà molto poco, dal punto di vista genetico, della madre che lo partorisce, provenendo l’ovocita da altra persona. Del resto, per la legislazione italiana, il figlio è indubbiamente della donna che lo partorisce” – termina il Dott. Corti.

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