Il centrosinistra perde non soltanto a Montevarchi, ma anche a Anghiari e Sansepolcro. Per il Pd di Arezzo è un colpo durissimo. Il segretario provinciale: “Chiederò la convocazione degli organismi dirigenti, che avranno ovviamente a disposizione il mio incarico”
La sconfitta di Montevarchi è solo una della triade nera del Partito democratico di Arezzo, che perde anche Anghiari e Sansepolcro. E il giorno dopo il segretario provinciale Massimiliano Dindalini ammette le proprie responsabilità, e rimette il mandato: saranno gli organi dirigenti del Partito, a decidere sulle sue sorti.
"Una sconfitta elettorale fa parte della vita politica e può essere gestita con un'analisi 'verticale' del singolo risultato. Una serie di sconfitte richiedono ben altro. Abbiamo perduto Anghiari, Sansepolcro e Montevarchi dopo la sconfitta apripista di Arezzo nel 2015. Nel complesso mosaico della scelta finale dell'elettore – scrive Dindalini – non ci sono soltanto i tasselli relativi alla valutazione del mandato consiliare che si è concluso e alla qualità del candidato e del programma. Siamo di fronte a sconfitte locali che vanno inserite in un quadro nazionale e regionale, non solo politico ma anche sociale, altrettanto problematico".
"Oggi non basta il tradizionale commento che traduce la sconfitta in un incidente di percorso. Il dubbio è che sia da mettere in discussione il percorso. Troppo lontani dalle persone, troppi vicini ai palazzi del potere, poca passione per la politica e la visione della società, troppa attenzione alle strategie per vincere (e, ironia della sorte, perdiamo pure). Un partito che non può più nascondersi dietro un'unità di facciata e si comporta come Penelope con la tela che tesse di giorno e disfa di notte. Il Partito Democratico sembra aver smarrito il senso di appartenenza ad una comunità politica a causa di logiche correntizie autoreferenziali che ne hanno indebolito le fondamenta".
Una dura critica al suo stesso partito, incapace di cogliere le richieste che arrivavano dai territori in cui, alla fine, la sconfitta è arrivata senza appelli. "Il sentimento anti Pd che si è diffuso nella società ci deve far riflettere e non solo ad Arezzo. Il tema delle divisioni interne deve essere affrontato con una logica che affermi l'unità non come un valore 'matematico' ma politico: l'unità è segno di forza, credibilità e autorevolezza amministrativa e politica. In questo contesto è necessario aprire una riflessione sulle regole delle primarie, della scelta dei candidati, dei livelli e dei luoghi decisionali del partito".
Poi la decisione di rimettere il mandato alle decisioni della Dirigenza: "Oggi non possiamo voltare semplicemente pagina e scrivere la stessa storia sullo stesso quaderno con le stesse parole. Dobbiamo ricominciare e delineare una nuova strada per il Pd locale e nazionale. Io sono il Segretario provinciale di questo partito: la mia prima azione sarà quello di richiedere la convocazione degli organismi dirigenti che avranno ovviamente a disposizione il mio incarico. Penso che ognuno debba contribuire al massimo delle sue capacità per costruire un processo di trasformazione che ritengo assolutamente non rinviabile".
"Abbiamo sottovalutato segnali chiari provenienti della società e commesso errori, un partito che è stato indebolito a tutti i livelli territoriali ed esclusivamente concentrato sull’azione di governo, fattori che hanno aumentato il nostro distacco dall'elettorato e, conseguentemente, ridotto gravemente il consenso al Pd. Ad Arezzo, in Toscana e in Italia. I risultati di questa tornata elettorale ci dicono che così non va bene e che è necessaria una riforma del Pd individuando compiti e responsabilità ben definite nei vari livelli territoriali. La priorità in tutto questo è tornare con umiltà e disponibilità ad ascoltare la gente".
Infine i ringraziamenti: "A tutte le donne e gli uomini che in questa campagna elettorale hanno messo l'anima. Grazie del lavoro e dell'entusiasmo. A loro dico che abbiamo fatto tutto quanto pensavamo necessario. Fatto questo, cadere è un dolore e una sconfitta. Ma ci rimane la dignità: questa la possiamo perdere solo se non proveremo, fin da domani, a rialzarci".