Prosegue l’approfondimento su esperienze e testimonianze degli effetti del Coronavirus in Valdarno. Hanno parlato con noi i gestori di palestre del territorio sull’impatto causato dal lockdown, la prospettiva della riapertura futura e le penalizzazioni nonostante gli adeguamenti
I primi ad essere chiusi a marzo e tra coloro che hanno speso maggiormente per sanificare e adeguare le proprie strutture alle normative anti-contagio: per le palestre del Valdarno la seconda chiusura è stato un colpo che ha fatto vacillare la ripresa iniziata a settembre dopo il primo periodo di lockdown con casse integrazioni per i dipendenti. A parlare delle difficoltà, l'essere penalizzati nonostante gli adeguamenti e le speranze di una ripresa sono stati tre gestori del Valdarno.
"Se c'è una cosa che reputo sbagliata in questa situazione è il terrore – spiega Alessandro Billi, Salus Fitness Club – noi abbiamo percepito questo come un grande problema con cui fronteggiare: abbiamo messo in atto spese importanti per la sanificazione, termoscanner, distanziamenti, calo drastico di persone ai corsi, la Asl stessa ci ha fatto i complimenti vedendo una realtà come questa. Ciononostante ci hanno richiuso e per noi è una botta importantissima, economica ma anche in termini fisiologici e medici: noi saremmo stati parte della soluzione del problema, in palestra si parla di mangiar bene e di andare a correre all’aria aperta, siamo promotori di uno stile di vita sano e inoltre per la mia piccola esperienza siamo promotori anche nell'avere un sistema immunitario più forte."
"Già la prima chiusura ha provocato danni sia a livello economico che sociale, perché le persone che si sono riattivate dopo il lockdown non sono state tante quanto avrebbero dovute essere per la stagione – ha detto Martina Bartoli, Harmony Club – le ripercussioni a livello economico sono state notevoli e la chiusura di un ambiente, anche se di proprietà come il nostro, provoca delle spese per la gestione dell’attività e la tenuta dell’immobile e provoca delle ripercussioni sulle persone rendendoli più sfiduciati nei confronti delle attività: quando abbiamo riaperto a giugno le persone sono tornate ma con domande come: “Siamo troppi stasera. Ma domani se siamo troppi che facciamo? Ma i gel disinfettanti ci sono? Ma l’ambiente è areato?”.
"Il mese di settembre era ripartito molto bene, vuoi perché le persone si sono riattivate dopo il periodo di chiusura forzata in casa, vuoi perché si veniva da una situazione ambigua, è stato un buon mese con circa il 60% delle presenze anche nei corsi di danza e con sport di contatto come kickboxe e pugilato, il tracollo è stato dal 10 ottobre in poi quando sui social e sulle televisioni hanno cominciato a terrorizzare a livello psicologico, già la settimana precedente al discorso di Conte le persone hanno fatto dietrofront o per lo meno non hanno ricominciato come avrebbero riniziato in un mese normale come ottobre.
"La scelta del governo è stata superpenalizzante per noi, perché lo sanno tutti che il nostro è un lavoro di aggregazione, tuttavia allo stesso tempo è un lavoro dove è possibile mettere delle regole che la clientela deve rispettare se vuole iscriversi al centro, nel momento stesso in cui mi metti delle regole noi ci adeguiamo. Se veramente c’è questo rischio pandemico così alto era comunque inutile far rimanere aperte le palestre con il terrorismo psicologico che viviamo da mattina a sera, inoltre anche se domani mi dicessero che possiamo riaprire le palestre, verrebbero senz'altro quelle cento persone irriducibili, ma la ripresa sarà comunque molto lenta."
"Abbiamo bisogno dei ristori – conclude Bartoli – io a livello mio individuale ho una palestra da tanti anni in una struttura propria, senza affitto e mutui, però comunque sull’immobile ho dovuto pagare l’acconto dell’IMU, anche se l’attività è chiusa i costi di gestione sono alti e per di più dentro ho una piscina aperta che nell’arco dell’anno ha bisogno di un minimo di manutenzione, i dipendenti che hanno contratti sportivi hanno il sostegno dello stato nel periodo di chiusura e cessazione attività, però anche qui c’è un punto interrogativo per come sarà la riapertura e quanto tempo ci vorrà per la riapertura."
"Gli effetti sono abbastanza evidenti – ha detto Andrea Matteucci, Fitness Club – siamo chiusi da una settimana ed è un dispiacere perché nella prima ondata ci eravamo organizzati al meglio secondo le regole dettate dal governo con tanti sforzi in acquisiti di materiale e sanificazione, ci eravamo riusciti e avevamo ricominciato con calma e tanto sacrificio con orari ridotti al minimo. L’8 ottobre tutto è cambiato e ci ha sorpreso, le cose andavano verso una direzione di miglioramento. Vorrei porre la domanda ai nostri governanti sul perché qualcosa non ha funzionato, i contagi dall'8 in poi sono schizzati in maniera esponenziale, credo sia un danno enorme e sarebbe il caso che qualcuno facesse un’analisi più attenta di ciò che è successo."