Adria Gauni, dal mese di marzo 2014 a Copenaghen per lavoro, racconta il clima che si vive in città dopo i due attentati
Consapevole e per questo pacata. Questa è stata la reazione di Copenaghen ai due attentati. La gente ha ripreso da subito la vita di sempre pur con la coscienza della gravità dei fatti. Adria Gauni, valdarnese da quasi un anno in Danimarca per lavoro, racconta in maniera lucida e precisa il clima che adesso si respira in città.
"Mentre scrivo, (16 febbraio, tarda serata) il numero delle candele digitali che la popolazione danese ha “acceso” sulla pagina della TV nazionale, la DR ha superato le 70.000: chi non ha potuto andare in città, ha espresso cosi la propria partecipazione alla commemorazione di oggi pomeriggio; si è appena conclusa, in Gunnar Nu Plads, vicino al teatro dove sabato sera Omar Abdel Hamid El-Hussein, 22 anni, ha aperto il fuoco con una pistola automatica uccidendo un civile e ferendo tre poliziotti. Quello che è successo poi è ormai cronaca: un altro assassinio, alla Sinagoga, in pieno centro, stesso squilibrato, che alla fine, subito prima che facesse fuoco contro la polizia che lo aveva accerchiato, è stato colpito a morte".
"Almeno trentamila persone, danesi e non, hanno partecipato alla veglia, dignitosa e silenziosa, come questo popolo sa essere egregiamente. I dettagli, i particolari, chi era l’assassino (o almeno quello che sappiamo di lui), i possibili moventi, cosa è successo da sabato pomeriggio a domenica alle 5 del mattino, si possono trovare in rete".
Come si vive in città dopo i tragici fatti?
"Quello che mi interessa raccontare, come abitante di Copenhagen, è la reazione del popolo danese, compresi i portavoce della comunità islamica, e l’atteggiamento dei politici, di qualunque schieramento essi fossero. Da subito, da domenica mattina, la città era silenziosa ma composta, e per le strade, le solite consuete piccole cose della domenica mattina: le famiglie che passeggiano con i bimbi, gli anziani che portano fuori i cani, chi corre nel parco, chi si affretta alla metro, chi chiacchiera sul marciapiede".
"Incredulità nel cuore: se ne parla, con dolore raccolto ma senza isterismi. Non ci sono state reazioni violente, ma solo desiderio feroce di continuare a condurre la propria vita com’è, com’era e come deve essere. Dal primo ministro all’ultimo parlamentare dell’opposizione, nessuno escluso e rimandando a più in là la marcatura delle differenze, tutti hanno ripetuto senza sosta l’invito a non stare al gioco degli squilibrati e degli estremisti, tracciando un solco con la popolazione musulmana che vive in città, perché è esattamente di questi divisioni che l’odio e l’orrore si nutrono: ecco, sia detto con intento di assoluta vena polemica, una tale prova di maturità da parte anche del partito populista ha veramente da insegnare ai politici di casa nostra, che non avrebbero certo perso l’occasione di gettare benzina sul fuoco".
"Ci dovremo abituare, qui, almeno per un po’ a vedere più polizia, e armata, per strada, ma la Danimarca sta lavorando con grande impegno di energie e risorse alla scommessa dell’integrazione; in un momento cosi pesante per il mondo intero, con le notizie atroci che arrivano da Siria e Libia, la cosa peggiore che il governo danese potrebbe fare sarebbe rimettere in discussione i progetti tesi ad integrare chi vive qui e rispetta le regole. L’unico modo per isolare i gruppi di fanatici che purtroppo anche qui abbiamo, e qualche manipolo di scellerati finisce per ascoltare".