Alessandro Gallai prende carta e penna e scrive una lunga lettera alla direzione aziendale. Racconta i disagi subiti dai genitori, elenca problemi e inefficienze: la cattiva gestione, afferma, di questioni che si potevano prevedere. E invita Desideri ad una riflessione
Una lunga lettera firmata da un comune cittadino, che si è trovato nel caos di lunedì scorso per la scelta del pediatra al distretto di Montevarchi. Alessandro Gallai, montevarchino, ha deciso di scrivere direttamente al direttore della Asl8 di Arezzo, Enrico Desideri. Raccontando la sua esperienza, elencando i problemi, e proponendo anche delle riflessioni.
Ecco un estratto di quella lettera, che esprime molti dei pensieri dei genitori che, lunedì scorso, hanno affrontato la ressa di via Podgora.
Gentile Direttore,
le scrivo in merito alla situazione che si è creata lunedì 02/03/15 presso il distretto sanitario di Via Podgora a Montevarchi, nella quale io malgrado mi sono ritrovato. Questa vuole essere in primo luogo una civile ma ferma e vibrata protesta per un sistema di gestione della situazione totalmente inadatto, e francamente indegno di un Paese civile e di una USL che, a quanto mi risulta, svolge spesso il proprio compito istituzionale con ragionevole efficienza.
In secondo luogo mi permetto alcuni semplici suggerimenti, che la invito caldamente a considerare per evitare simili spiacevoli episodi in futuro. Le riassumo i fatti […]. Io stesso, come molti altri genitori, ho ritenuto saggio presentarmi fin dal primo giorno, per poter scegliere il medico che più stimo, e soprattutto per poter contare sempre sulla stessa persona nella cura della salute dei miei figli […]. Certo, mi aspettavo una certa ressa, ma confidavo nel fatto che la USL avrebbe predisposto un sistema di gestione delle code, speranza puntualmente disattesa. Al mio arrivo alle ore 13,15 circa non mi sono sorpreso nel vedere già molte persone in attesa, e ho accettato di buon grado di mettermi in coda, ricevendo dai presenti un bigliettino scritto a mano con il numero 95. Si trattava di un sistema spontaneo, autogestito, tanto semplice quanto intelligente, che la stessa direttrice del distretto avrebbe potuto impiegare senza problema. Evidentemente non ci aveva pensato […].
All'arrivo degli addetti allo sportello le persone hanno iniziato ad accedere secondo l'ordine dei foglietti; senonché una signora (presentatasi come la direttrice del distretto) ha annunciato che l'ordine di arrivo stabilito civilmente e autonomamente dagli utenti non dovesse ritenersi più valido, fomentando così l'italica anima degli ultimi arrivati, che si sono precipitati ad approfittare della situazione.
Da questo momento in poi una riunione relativamente ordinata si è trasformata gradatamente in una bolgia ingestibile, al punto che alcuni di noi (me compreso) hanno ritenuto opportuno far intervenire le Forze dell'Ordine per riportare la calma. Il pomeriggio si è trascinato così fra proposte sensate e tentativi di conciliazione da parte della Polizia e dei Carabinieri (ambedue da lodare per la correttezza e professionalità dimostrate) e rifiuti a collaborare soprattutto da parte degli ultimi arrivati […].
La prima domanda spontanea è: era necessario tutto questo? Lascio a lei la risposta. La seconda è: si poteva gestire la cosa in modo diverso? Le risparmio la fatica e rispondo io: chiaramente si, e in vari modi. Quello diciamo così improvvisato sarebbe stato lasciar entrare le persone nell'ordine che loro stesse si erano attribuito, un ordine semplice e funzionale, universalmente riconosciuto: chi tardi arriva, male alloggia. Quello appena un po' più elaborato sarebbe stato prevedere una lista vuota appesa alla porta, che i genitori avrebbero potuto compilare da soli; magari affidarla a un addetto per correttezza procedurale? Oppure convocare i genitori in un ordine qualsiasi, che fosse alfabetico, per zona di residenza, per medico precedente o altro a scelta. In alternativa si sarebbe potuto assegnare un pediatra provvisorio d'ufficio, rimandando la scelta autonoma di alcune settimane. Un sistema semplice che avrebbe consentito alle famiglie di conoscere e forse apprezzare il nuovo medico a disposizione, ma anche di cambiarlo se non gradito.
Da qui in poi le soluzioni si sprecano, non spetta a me trovarne altre, ma da utente deluso credo di meritare una risposta: perché un sistema simile è stato applicato, ma solo il giorno successivo? Insomma, la cosa è stata gestita con metodi del tutto inadatti, anche se voi stessi avete dimostrato di poter usare sistemi migliori, però senza pensarci a tempo debito.
Passo ora a una diverso argomento, sempre legato al precedente […]. Il cambiamento interessa contemporaneamente gli assistiti di 3 medici. Non ho le cifre esatte, ma ricordo che il dott. Torelli aveva circa 1100 assistiti. Mi immagino che anche il dott. Geraci e il dott. Napoli avessero raggiunto il massimo degli assistiti, diciamo 900 bambini ciascuno. Facendo una banale somma si arriva a 2900 bambini da trasferire a un nuovo pediatra. Ammettiamo che un 20% di questi abbia un fratello o sorella, e riduciamo il numero a 2300. Alcuni avranno più di un fratello, e riduciamolo ulteriormente a 2000, una stima sicuramente cautelativa. Considerato che ogni genitore abbia a cuore la salute dei propri figli, ognuno di noi vorrà definire il nuovo pediatra al più presto. Con un'altra banale operazione matematica, anzi solo aritmetica, ogni giorno il distretto di Montevarchi dovrà ricevere circa 200 genitori, che effettueranno però sempre 290 scelte. Il tutto va diviso per i 4 sportelli attivi, quindi 70 operazioni a sportello in 3 ore. In media 2 minuti e 40 secondi scarsi a operazione. Gli addetti sono persone decisamente efficienti, lo so per esperienza personale, ma hanno diritto anche a delle pause, senza contare eventuali blocchi del sistema, interruzioni varie, il genitore che non è sicuro sul pediatra da scegliere, l'assistito straniero che necessita di spiegazioni. Non si poteva anche pensare che nei primi giorni ci sarebbe stato un picco di utenti? […].
L'aspetto più grave però è che i responsabili di un tale disservizio lavorano tutti a livello dirigenziale, perché si tratta di compiti che credo non possano essere semplicemente “scaricati” a un impiegato. Vuole una conclusione populistica? Volentieri. A chi pago lo stipendio? Anzi, a chi mi tocca pagare uno stipendio? Io, contribuente perfetto, lavoratore dipendente che non ha mai evaso una lira né un centesimo, pago ogni mese per portare avanti un carrozzone che ha alla propria testa gente che non sa ragionare. Certo, pago anche lo stipendio a moltissimi lavoratori professionali che si danno da fare per aiutarmi a mantenere o a recuperare la mia salute, ma chi li comanda? Persone competenti o burocrati inadeguati? Preferisce una conclusione ragionata? Ho anche quella. Trovandomi nella sua posizione inizierei un percorso di riflessione profonda, che dovrà necessariamente portare in alternativa a una drastica ridefinizione dei ruoli o delle mansioni all'interno della USL 8. Questo perché il diritto alla salute è garantito costituzionalmente e inalienabile, ma chiaramente non compatibile con questo modus
operandi.