Come peraltro aveva preannunciato, il gestore ha risposto con una lettera ai cittadini di Castelfranco che avevano presentato reclamo, e poi ha ripreso l’iter di sollecito per il pagamento delle bollette. Il Comitato Acqua Bene Comune contesta le risposte fornite e preannuncia un ricorso al Giudice di pace
Ripartono a Castelfraco le lettere di sollecito nei confronti di tutte quelle famiglie che, dopo aver ricevuto una bolletta del servizio idrico con la richiesta di pagare gli arretrati del canone di depurazione, avevano presentato reclamo. La società Publiacqua, come aveva già annunciato, si era presa alcuni giorni per inviare un riscontro a tutti gli utenti protagonisti del reclamo: riscontro arrivato a fine gennaio. Ora dunque è ripartito l'iter di sollecito di pagamento, eventualmente con il seguito di messa in mora per chi non pagherà.
"Una doccia fredda", commenta il Comitato Acqua Bene Comune Valdarno, che fin dall'inizio ha seguito i cittadini di Castelfranco in questa vicenda e ha promosso il reclamo collettivo. "Il 23 gennaio è arrivato il riscontro, fatto essenzialmente di giustificazioni e pretesti. Si dice, anzitutto, che gli utenti sono stati informati solo nel 2014 perché verifiche sulle tariffe applicate sono state fatte solo pochi mesi prima. Ma la gestione del servizio è passata a Publiacqua nel 2002: come mai ha atteso a fare le verifiche sulla correttezza delle tariffe applicate solo nell’estate del 2013, perché non al momento della cessione del servizio?".
"Ancora più grave – continua il Comitato – è che tale verifica non sia stata fatta neppure dopo la sentenza 335 della Corte Costituzionale del 2008, sentenza in cui si dichiarava l’illegittimità costituzionale della quota di tariffa riferita al servizio di depurazione per gli utenti sprovvisti di impianti centralizzati di depurazione, o se questi risultavano temporaneamente inattivi. Forse faceva comodo riscuotere servizi non dovuti? Come mai tali verifiche sono state chieste dall’Autorità Idrica Toscana solo a seguito delle denunce dei Comitati per l’acqua pubblica sui territori e del Forum Toscano, a ridosso della data di scadenza per poter effettuare le domande di rimborso del servizio?".
"La realtà – accusa il Comitato Acqua Bene Comune Valdarno – è che ben 33mila utenti pagavano servizi non dovuti anche dopo una sentenza della Corte Costituzionale. Quindi per salvaguardare Publiacqua sono apparsi 17mila utenti che non avevano pagato i servizi dovuti, quelli appunto relativi alla legge 13 sui progetti di depurazione. Poco importa se gli utenti non siano stati informati e se i piani di ambito non siano stati rispettati. Cosa succede in Publiacqua? I tecnici progettano adeguamenti di depuratori e collettori fognari e non lo comunicano a chi è addetto alla fatturazione dei servizi? E l'Autorità Idrica Toscana con tutto lo staff che paghiamo, naturalmente con le nostre bollette, che controlli fa?".
"Sempre nel riscontro, ci dicono che dal 2014 in poi hanno informato gli utenti sul proprio sito internet istituzionale, peccato che il decreto attuativo della legge 13 parli di dare informazioni in fattura. Non ci risulta che vi sia un obbligo da parte degli utenti di Publiacqua di essere dotati di internet", sottolinea il Comitato.
Infine, sul progetto di adeguamento del depuratore di Figline: "Risale al piano d'ambito 2007-11, nel piano operativo si parla di interventi per la sicurezza e messa a norma per la parte elettrica (600mila euro, lavori rinviati per problemi di espropri), risistemazione e dissabbiatura (20mila euro, eseguito) e di opere di mitigazione ambientale e adeguamento del depuratore (1.750 euro). Quindi dal 2007 al 2015 il progetto è stato continuamente modificato e non sono stati in grado di fare un progetto definitivo", conclude il Comitato, che annuncia: "Il ricorso al Giudice di pace è ormai l’unica strada da percorrere".