23, Aprile, 2024

Betamotor, azienda in crescita ma lavoratori in sciopero. “Trattative arenate, vogliamo tornare a discutere”

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Sono circa 170 i dipendenti dell’azienda, che ha subìto una forte accelerazione dei risultati dal 2014: ma la trattativa sul contratto è ferma al palo da circa due anni. “Abbiamo chiesto che venga reintrodotto il bonus produttività, ci hanno risposto chiedendo di tagliare i tempi di riposo in catena. Non si può barattare un diritto con un altro diritto”

Trenta ore di sciopero su turni, e lavoratori in presidio davanti ai cancelli, questa mattina, alla Betamotor di Pian dell'Isola a Rignano: l'azienda, che produce moto da cross e enduro, dal 2014 ha registrato un'impennata di ordinativi, fatturato e utili, ma i sindacati parlano di "forti rigidità" nella discussione relativa ai contratti dei lavoratori. "Era il 2008 quando fu tolto il bonus produttività, e in quegli anni l'azienda attraversò un periodo di forte crisi. Ma oggi che le cose vanno molto meglio, non è disposta a muoversi da posizioni molto rigide, e dopo circa due anni di confronto alla fine la trattativa si è arenata", spiegano Iuri Campofiloni (Fiom CGIL) e Ilaria Paoletti (Fim CISL). 

 

"Dalla fine di ottobre i lavoratori scioperano, in un pacchetto di trenta ore – spiega Campofiloni – perché due anni fa è iniziativa la trattativa sulla distribuzione della ricchezza, un accordo di secondo livello per dare sostanza a una serie di normative su ferie, carichi di lavoro, stabilizzazione dei precari e così via: ma ora si è completamente arenata. L'azienda ci chiede di abbattere i tempi di lavorazione in catena, ma è rigida e non vuole redistribuire la ricchezza in modo uguale per tutti. Chiediamo che il tavolo venga riconvocato immediatamente: l'azienda oggi va bene, ma gli utili sono anche frutto del lavoro dei dipendenti, vogliamo perciò che venga affrontato il tema di come si redistribuisce la ricchezza e come si riqualificano i lavoratori, così come si stabilizzano quelli precari; come si interviene sui carichi di lavoro". 

 

 

"La nostra proposta – ricorda Ilaria Paoletti – spaziava da premi di risultato a adeguamenti salariali, inquadramenti professionali, strumenti di conciliazione vita lavoro: l'azienda ha posto come condizione per la discussione la rinuncia, da parte dei lavoratori, di una buona quota di quelli che sono i tempi di riposo in catena di montaggio. Ecco, già di per sé questo è inaccettabile perché non si può scambiare un diritto con un altro diritto. Questo è un lavoro gravoso, già difficile così". 

"Il lavoro è molto pesante – spiega Tommaso Cornero, della Rsu – in catena di montaggio i tempi di riposo sono già ridotti all'osso. In alcuni modelli i ritmi sono già a pieno regime e i tempi di riposo sono sostanzialmente già persi". 

 

 

 

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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