Poter riportare a casa il bassorilievo di Buglioni fatto sparire dal Ponte agli Stolli? “Sarebbe qualcosa di molto bello per la nostra comunità”. A dirlo è la sindaca di Figline e Incisa, Giulia Mugnai, che è intervenuta su questa vicenda sulla scia dell’articolo con cui Valdarnopost ha riaperto la pagina dedicata a questa storia forse poco conosciuta del territorio.
La storia, in breve, racconta di un furto avvenuto a inizio ‘900: il bassorilievo, tra l’altro di notevoli dimensioni (circa 2 metri di altezza e oltre 1 metro e mezzo di larghezza) fu trafugato da un tabernacolo nella frazione figlinese; dopo una serie di vicissitudini, alcune ancora poco chiare, fu venduto intorno agli anni ’20 del Novecento al Cleveland Museum of Art, che ancora oggi lo espone. Ma i presunti autori del furto furono mandati a processo, e infatti il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri inserisce tuttora l’opera di Buglioni nel database dei beni culturali illecitamente sottratti. Tutta questa vicenda è stata al centro di un’interrogazione presentata in Senato a luglio 2020 da nove senatori con prima firmataria Margherita Corrado, oggi nel Gruppo C.A.L.-Pc-Idv; interrogazione ancora senza una risposta dal Ministero.
La sindaca di Figline e Incisa, Giulia Mugnai, parte da una premessa: “Il comune non può fare atti formali per richiedere indietro l’opera dal museo statunitense che la ospita, perché non ne era il proprietario al momento del furto e non ne ha mai vantato la proprietà: quell’opera infatti non è mai stata di proprietà pubblica, per quanto abbiamo ricostruito. A quanto ci risulta l’ultima sede di esposizione dimostrerebbe che fosse di proprietà della Chiesa di Ponte agli Stolli”. Insomma, non può essere il comune a richiederla indietro in maniera ufficiale, ma eventualmente la Diocesi che ne dovrebbe aver avuto la proprietà al momento in cui fu trafugata.
Ciò non toglie l’interesse dell’Amministrazione comunale per il bassorilievo, come spiega Mugnai: “Devo dire che sarebbe davvero bello per la comunità locale e in generale per il territorio poter ritrovare quest’opera”. Soprattutto per quello che rappresenta nella memoria collettiva della frazione e della comunità. “Il racconto di questo furto – spiega la prima cittadina – è arrivato a noi soprattutto attraverso la tradizione orale, le testimonianze tramandate dagli abitanti del Ponte agli Stolli: ed è ancora vivo nei più giovani che hanno ricevuto dai loro nonni questi preziosi ricordi. Per questo motivo sarebbe bello per la comunità ritrovare quest’opera: non è solo un’opera di valore in sé, ma rappresenta un pezzetto di memoria tramandata”. Un passaggio di testimonianze di cui c’è ancora una prova registrata, spiega Mugnai: “Si è riusciti a rintracciare una registrazione risalente agli anni ’70 di un abitante del Ponte agli Stolli nato a fine ‘800, che era un ragazzino all’epoca del furto, e che racconta proprio quello che avvenne”.
Un sogno, per il momento, quello di rivedere in Valdarno il grande bassorilievo in terracotta invetriata, opera di Benedetto Buglioni, artista vissuto a cavallo fra 1400 e 1500, e che fu allievo tra l’altro proprio dei Della Robbia. L’auspicio sarebbe di tornare ad ammirarlo ancora nel suo luogo originario, magari anche per un periodo di tempo limitato: “Possiamo certamente valutare altre modalità, magari per poter mostrare alla cittadinanza l’opera anche in maniera temporanea, certo è che si tratta di operazioni molto dispendiose, ce ne rediamo conto”, conclude Giulia Mugnai.