26, Aprile, 2024

Autoriciclaggio: arrestate quattro persone, tre indagate, nove interdette dall’attività imprenditoriale

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Operazione della guardia di finanza del comando provinciale di Arezzo. Sequestrati beni immobile, società, marchi brevettati per oltre 25 milioni di euro

Il nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Arezzo ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, indagato tre persone ed emesso altre nove misure interdittive dell'attività su disposizione dal G.I.P. del Tribunale di Arezzo nei confronti di persone ritenute facenti parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, bancari, fallimentari e di riciclaggio. Sequestrato un patrimonio, composto dalle quote di quattordici società e da beni, mobili ed immobili, per un valore complessivo di circa 25,5 milioni di euro. 

Agli arresti domiciliari Antonio Moretti di Tenuta Sette Ponti di Castiglion Fibocchi, Andrea Moretti, Marcello Innocenti e Paolo Farsetti.

"L’indagine trae origine dall’attività di ricerca informativa e dall’analisi dei flussi finanziari anomali condotta dalla Guardia di Finanza nell’ambito della sua missione di polizia economico finanziaria. Le investigazioni hanno consentito di ricostruire lo schema utilizzato da anni dal gruppo che consisteva nel portare aziende tessili a ben posizionarsi sul mercato di riferimento per poi avviarle, in mano a prestanome, alla decozione senza corrispondere imposte e contributi e non rientrando dagli affidamenti ricevuti dal sistema bancario. Le società fallite venivano quindi rimpiazzate da altri soggetti economici e le disponibilità sottratte venivano poi fatte confluire in un nuovo assetto patrimoniale ed imprenditoriale, diversificato anche in altri settori – immobiliare, turistico, vitivinicolo – e schermato con l’interposizione artificiosa di entità giuridiche di diritto estero".

Unica la cabina di regia dietro la conduzione illecita di affari, ben espressa dal tenore delle conversazioni intercettate. Sull’assetto societario sono stati fatte gravare nel tempo anche ingenti spese personali relative a viaggi e alla disponibilità di beni di lusso (tra cui un aereo privato ed un’imbarcazione). Negli ultimi quattro anni sono state individuate spese per circa cinque milioni di euro a fronte dell’omessa dichiarazione di redditi in Italia grazie allo spostamento della residenza all’estero da parte di alcuni degli indagati.

Il patrimonio sequestrato, al netto delle passività finanziarie esistenti, è stato valutato in oltre venticinque milioni di euro e comprende 14 società, 179 immobili (tra cui il palazzo “Bianca Cappello” in Firenze), diverse auto di lusso con targa estera, un maneggio con quaranta cavalli, oltre 500 ettari di terreni, prevalentemente adibiti a vigneti, dislocati tra Toscana, Sicilia ed Emilia Romagna, nonché importanti marchi registrati.

Le indagini hanno potuto basarsi anche sul contributo di analisi dell’UIF della Banca d’Italia. Nel corso delle indagini qualche indagato ha tentato di “avvicinare” i Finanzieri impegnati nelle verifiche fiscali e la loro linea gerarchica.

"Del resto, il tentativo di inquinamento probatorio è altresì emerso nella sistematica propensione, da parte degli indagati, ad alterare le scritture amministrativo contabili, anche mediante il loro occultamento, la loro distruzione o la formazione ad hoc di documenti. Ci si è trovati di fronte ad un quadro sintomatico di inquinamento delle prove, rispetto a condotte che il GIP ha considerato “gravi, reiterate e stratificate”, poste in essere da soggetti connotati da 'elevata spregiudicatezza, elevata professionalità nel crimine e forte antisocialità'”.

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