Un aumento significativo degli adolescenti in Valdarno affetti da difficoltà psicosomatiche. Il punto con il neuropsichiatra Stefano Berloffa
Aumentano del 30% gli adolescenti dai 13 ai 18 anni con sindrome affettiva, disturbi d'ansia o del comportamento in Valdarno nella seconda metà del 2020 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente: un dato emerso con il dottor Stefano Berloffa, medico neuropsichiatra, facendo riferimento ai dati del servizio UFSMIA del Valdarno e che in questi mesi sta osservando da vicino l'aggravarsi della situazione per i ragazzi.
Lockdown, confinamenti, restrizioni e chiusura delle scuole hanno accelerato e peggiorato certe dinamiche in cui le famiglie riescono sempre meno a dare risposte, come afferma il dottor Berloffa: "Le famiglie sono sempre meno equipaggiate, almeno questa è la mia impressione, comunque suffragata dagli studi, che nella società attuale le famiglie sono sempre meno equipaggiate per fronteggiare le difficoltà dell’adolescenza e dei figli. Tendenzialmente gli adulti di oggi hanno una reazione emotiva forte, tendono o a reagire con grande ansietà e spavento oppure a fingere di non vedere e non accorgersi delle difficoltà dei figli; si va, perciò, verso situazioni di grande tensione e preoccupazione a situazioni che sono l’esatto opposto, quindi ci si ritrova a dover prendere in carico situazioni già molto estremizzate"
La pandemia, difatti, ha provocato un aumento dei disagi nei ragazzi come sottolinea il dottor Berloffa: "Questo lockdown ha mostrato che le famiglie hanno tenuto bene prima dell’estate, ma adesso quello che stiamo osservando, soprattutto in quest’ultima fase dopo l’estate è un incremento abbastanza significativo di situazioni di difficoltà legate all’ansia, alla depressione e alle condotte di disregolazione soprattutto emotiva e sentimentale. Stiamo avendo un aumento dei casi del disturbo del comportamento alimentare, soprattutto nelle ragazze, e comportamenti autoaggressivi, come appunto il selfcutting, tagliarsi, farsi del male fisicamente e tutta la gamma, diciamo, dei contenuti depressivi."
"L’interpretazione di questo fenomeno è sicuramente legata alle difficoltà e alla chiusura sociale del lockdown – aggiunge il dottor Berloffa – ci sono state, per i ragazzi, minori occasioni per la socialità e il confronto con i pari. Determinante è anche il segno della sofferenza delle famiglie, ormai ad un anno di pandemia le famiglie si trovano in una situazione di difficoltà sia economica sia, appunto, emotiva e per cui, probabilmente, stare in famiglia non basta a questi ragazzi per poter stare bene sotto il piano psicologico. Questo ha provocato un aumento dei casi in carico presso il nostro servizio e situazioni di emergenza per difficoltà acute; sono situazioni che hanno bisogno di una presa in cura abbastanza lunga e complessa con aiuti sia alle famiglie sia ai ragazzi."
Pensando a nuove strategie e l'importanza per i giovani dei rapporti interpersonali il dottor Berloffa spiega: "Gli adolescenti hanno bisogno di confrontarsi, sia con il mondo web, sia con i media e le ideologie dei loro coetanei, ma anche fisicamente con i compagni per rispecchiarsi e trovare la loro identità, appunto perché sono in una fase in cui stanno costruendo la propria identità hanno bisogno di determinarsi e differenziarsi rispetto agli adulti di riferimento. I ragazzi sono più equipaggiati di noi adulti nell’utilizzo delle tecnologie digitali e nel comunicare con esse, ma sappiamo che ci sono dei rischi nell’utilizzo della rete e soprattutto nella socialità esclusivamente online; rischi che sono documentati nel corso degli anni e che sicuramente incidono in maniera importante a questo collasso emotivo/relazionale che stiamo osservando."
"Sicuramente c’è bisogno di trovare nuove strategie, per poter aiutare questi ragazzi – prosegue il dottor Berloffa – la fase adolescenziale e giovane adulta è una fascia molto complessa perchè mentre per i ragazzi più piccoli e i bambini c’è labitudine di cercare aiuto nei servizi, e i servizi sono anche costruiti per far fronte al bisogno delle famiglie, i ragazzi dai 14 in su sono una fascia che fatica molto ad affacciarsi nei servizi e probabilmente l’offerta non è così, tra virgolette, appetibile, gradita, al pubblico di questa fascia d’età, per cui per loro diventa molto difficile arrivare, intanto, ad una consultazione, ma anche proseguire nei percorsi che i servizi pubblici offrono, quindi io credo sia molto importante che l’occasione ci aiuti anche a strutturare percorsi nuovi e reiterare l’offerta terapeutica da parte di chi si occupa dei ragazzi. Noi stiamo lavorando proprio insieme alla salute mentale adulti da un paio di anni proprio per riuscire ad offrire dei servizi più adatti alla domanda di questa fascia d’età."
Infine un'ampia riflessione del dottor Berloffa sul rapporto tra adolescenti e pandemia, tra rispetto delle regole e voglia di tornare alla vita di tutti i giorni: "Io ritengo che i ragazzi vivano molto più di noi adulti la voglia di gettarsi alle spalle questo problema, si accorgono che adulti e anziani possono avere conseguenze molto gravi una volta infettati, ma ovviamente hanno anche una visione sul contagio che tutto sommato per loro non è un grossissimo problema e nemmeno per i loro genitori, sono rari i casi in cui sorgono difficoltà importanti; teniamo conto anche che è proprio tipico degli adolescenti il fatto di interessarsi delle massime problematiche, ma alla fine essere centrati principalmente su di sé, sulla propria identità e sui propri valori, perciò sono ormai stanchi di avere limitazioni così forti nella propria vita che non trovano corrispondenti ad un reale pericolo."
"Questa dimensione è cognitiva e abbastanza razionale – conclude il dottor Berloffa – allo stesso tempo non possiamo pensare che dei ragazzi di questa fascia d’età possano farsi carico assoluto delle responsabilità in una società che da tempo va verso l’edonismo, l’individualismo. Ecco, se c’è un’età in cui è possibile sbagliare, non farsi carico dei problemi che non sono propri, è proprio la fascia dell’adolescenza, da sempre, Erickson diceva che è una fascia d’età in cui dobbiamo sospendere un po’ le pretese di eccessivi coinvolgimenti e rigore esistenziale, perché è una fascia in cui è legittimo sbagliare e fare delle scelte forti. Quindi penso che in quest’ottica loro non considerino il doversi fare carico di tutto, non sono annoiati bensì sono esasperati, ed in questa situazione in cui ci sono tensioni importanti in famiglia non trovano il supporto sufficiente a poter essere cauti e aspettare, essere saggi, ed avere una misura d’equilibrio."