28, Marzo, 2024

Arrivano i Tuxedomoon: la leggenda della new wave in concerto a Stazione Ceramica

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Nati nel 1977 a San Francisco e ancora oggi celebrati tra le voci illustri dell’era post-punk, la band di culto sabato sarà a San Giovanni, ospite della Materiali Sonori, per un concerto gratuito a conclusione di un tour italiano da tutto esaurito

Emersi tra le voci più all’avanguardia della new wave americana e ancora votati all’irrefrenabile sperimentazione sonora, quattro decenni più tardi, dopo centinaia di concerti e di città visitate e vissute, i Tuxedomoon arrivano a San Giovanni per l’ultima delle quattro date di un tour italiano da tutto esaurito. La formazione originale della band di San Francisco – Blaine Reininger, Steven Brown, Peter Principle, Luc Van Lieshout e Bruce Gedulding – presenta in anteprima il nuovo album Pink Narcissus con un concerto gratuito in programma sabato alle 22 a Stazione Ceramica.

I Tuxedomoon nascono nel 1977, l’anno in cui il punk irrompe sulle due sponde dell’Atlantico. La San Francisco bohemienne dell’epoca fu, insieme a New York, la prima città d’America a unirsi alla rivoluzione. Sulle sponde della Baia il terreno era più che mai fertile, un brulicare di fermenti artistici paragonabile solo a quello dell’era hippie di dieci anni prima. “Fu la nostra Belle Epoque”, spiegava Blaine L. Reininger, uno dei fondatori dei Tuxedomoon, al giornalista Simon Reynolds per il suo celebre saggio Rip it up and start again. “La San Francisco di allora pareva piena di talenti. Ci sentivamo come posseduti da un qualche demone o divinità. Cominciammo a fare ciò che facevamo in un modo che posso definire soltanto come uno stato di grazia”.

Decisivo è l’incontro tra Reininger e Steven Brown, già membro degli Angels of Light, un collettivo di musicisti, pittori e attori teatrali. La loro fu una sfida aperta alla scena musicale dell’epoca: post-punk in piena era punk, radici piantate nei ’60, sguardo già rivolto agli ’80 e nelle orecchie il grido sovversivo dei loro contemporanei. “L’unica regola che ci eravamo dati – racconta Brown – era il tacito accordo secondo il quale qualsiasi cosa suonasse simile a quella di qualcun altro era tabù”. Il loro esordio discografico arriva con l’ep No Tears, autoprodotto nel 1978. Ancora oggi il singolo omonimo viene annoverato tra le pietre miliari del post-punk. Non potevano passare inosservati alla Ralph Records, etichetta di culto assoluto fondata dai The Residents che subito li scritturò e quasi in contemporanea arricchì il proprio roster con i Chrome e gli Mx-80 Sound, le altre due band di riferimento per la new wave di San Francisco.

Nel 1980 il loro primo album Half-Mute ridefinisce il suono dei Tuxedomoon. Quelle ritmiche irrequiete ammantate di un’algida eleganza hanno ben poco a che vedere con il sole della California ed evocano piuttosto fascinazioni gotiche tutte mitteleuropee. E proprio dal Vecchio Continente arrivano i maggiori consensi dopo l’uscita del secondo album Desire (1981), la definitiva messa a fuoco della formula degli esordi. La band parte per un tour europeo dal quale, sostanzialmente, non farà più ritorno: si stabilisce prima a Rotterdam, poi in pianta stabile a Bruxelles dove lavora alla colonna sonora di un balletto di Maurice Bejart poi pubblicata in forma di album con il titolo Divine.

Nel 1985 arriva il loro disco di maggior successo commerciale, Holy Wars. Il caos quasi anarchico dei primi album si è messo l’abito buono, la nevrosi lascia il passo alla malinconia e a nove tracce sobrie e raffinate, per quanto meno ispirate. Tra queste, l’eterna In a Manner of Speaking, presa e reinterpretata da numerosi artisti fino ai giorni nostri. I successivi Ship of Fools e You saranno al contrario tutt’altro che indimenticabili. Farà meglio The Ghost Sonata, che nel 1991 riaccende i riflettori sulla band dopo quattro anni di pausa ai quali seguirà un altro lungo periodo di silenzio discografico – ma non di inattività dal vivo – per tutto il resto degli anni ’90 e interrotto nel 2004 dall’album Cabin in the Sky. Intanto i Tuxedomoon si candidano al possibile record di band più cosmopolita del mondo: i membri vivono sparpagliati tra Città del Messico, Porto, Atene, Bruxelles e New York, ognuno impegnato con i suoi progetti solisti. Nel 2007, l’anno del trentennale, l’uscita di un cofanetto celebrativo viene accompagnata dalla pubblicazione di Vapour Trails, disco di inediti salutato con grande favore dalla critica.

Oggi, a poco meno di 40 anni dalla fondazione, i Tuxedomoon continuano ad affascinare tre generazioni di pubblico. Lo dimostrano le tre date bolognesi da tutto esaurito che precedono la tappa a San Giovanni, nella casa della Materiali Sonori, l’etichetta che storicamente ha curato la distribuzione italiana del loro catalogo.

La band presenterà il suo nuovo album Pink Narcissus, sonorizzazione dell’omonimo film diretto da James Bidgood nel 1971, in uscita il 19 aprile per la Crammed Discs e distribuito in Italia dalla Materiali Sonori. L’iniziativa è organizzata dall’assessorato alla cultura del Comune di San Giovanni in collaborazione con la Materiali Sonori e promossa nell’ambito di “Lavorare con lentezza”, progetto del programma GiovaniSì della Regione Toscana.

Dieci canzoni per conoscere i Tuxedomoon
 

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