Dai primi cittadini di tutta la Città metropolitana di Firenze si alza un appello per aprire un dibattito in seno all’Anci, dopo il caso del comune di Lodi che è al centro delle cronache nazionali. Sottoscrivono l’appello anche Giulia Mugnai, Daniele Lorenzini e Cristiano Benucci, sindaci di Figline e Incisa, di Rignano e di Reggello
"Quello che sta accadendo a Lodi ci induce come Sindaci dei Comuni che compongono la Città Metropolitana di Firenze a prendere una posizione e a chiedere all'Associazione Nazionale dei Comuni italiani di approfondire e discutere quanto deciso dalla Sindaco di Lodi". La lettera è firmata dai primi cittadini dei comuni dell'area fiorentina, ed è sottoscritta anche da Giulia Mugnai, sindaca di Figline e Incisa; da Cristiano Benucci, sindaco di Reggello; e da Daniele Lorenzini, sindaco di Rignano.
L'appello dunque è ad aprire un dibattito all'interno dell'Anci, in seguito al 'caso Lodi', dove le recenti disposizioni dell'Amministrazione comunale sulle certificazioni necessarie per accedere alle agevolazioni per i servizi scolastici, a partire dalla mensa, hanno bloccato di fatto l'accesso a molte famiglie extracomunitarie, per l'impossibilità di avere quei documenti dai paesi di origine. "L'evidente condizione di discriminazione di fatto in cui sono stati gettati alcuni minorenni che frequentano le scuole dell'obbligo di Lodi non può essere passata sotto silenzio".
"Non è accettabile in nome della legalità o peggio ancora della sicurezza calpestare i più basilari diritti dei bambini e delle bambine così come riconosciuti e sanciti dagli articoli 3 e 34 della Costituzione italiana; dagli articoli 26 e 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino; dall’articolo 28 della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia", dichiarano i sindaci fiorentini.
"Non possiamo accettare che la scuola pubblica sia luogo di segregazione e discriminazione perché ne va della tenuta e della credibilità delle istituzioni democratiche nonché della possibilità di costruire oggi una società migliore domani, che sappia nel rispetto della nostra Costituzione rimuovere gli ostacoli di partenza e fornire a tutti pari opportunità di crescita e sviluppo personale".
"La questione che si apre con il comportamento della sindaco di Lodi – si legge ancora nella lettera aperta – è molto più ampia di un semplice regolamento ISEE per l'accesso ai servizi. Anche nei nostri Comuni ad esempio per l’assegnazione delle case popolari si richiede ai cittadini extracomunitari di dimostrare di non possedere beni nei paesi di origine. Cosa ben diversa è la richiesta di medesime informazioni di possedimento di beni immobili per l’accesso ai servizi di base come la mensa o il trasporto scolastico. La stessa Sindaco in queste ore di fronte alla reazione civile largamente contraria a questa sua iniziativa ha iniziato a fare dichiarazioni di parziale marcia indietro, forse anche perché consapevole della palese incostituzionalità di tale regolamento. Infatti nessun regolamento comunale può in ogni caso permettersi di andare in contrasto con le fonti richiamate sopra e pertanto risultare palesemente contrario ai diritti riconosciuti per questi bambini".
"Anche le leggi razziali erano tecnicamente legali – sottolineano i sindaci – ma questo non le qualifica certo come giuste. È il sistema di valori costituzionalmente sanciti a discernere il giusto dallo sbagliato e la nostra comunità nazionale ha scelto ormai 70 anni fa quale sistema di valori riconoscere e costruire. Per questo chiediamo alla sindaco di ritirare quel regolamento o di interpretarlo in modo in ogni caso non punitivo nei confronti dei bambini. Un bambino in un qualunque Comune italiano che viene messo in questa condizione di segregazione è un’offesa alla nostra democrazia e per questo vogliamo far sentire la nostra voce in modo collettivo. Per questo chiediamo ad Anci di aprire un confronto tra gli amministratori sul tema dell'accesso ai servizi e sui diversi regolamenti comunali, nonché di promuovere iniziative adeguate a diffondere negli amministratori di ogni partito o rappresentanza politica la consapevolezza del proprio ruolo nell'esecuzione materiale dei principi fondamentali della carta costituzionale".