Mattia, montevarchino di 22 anni, insieme a due amici ha ottenuto un appezzamento di terra dell’Unione del Pratomagno per allevare un gregge di pecore: il loro obiettivo è fare il formaggio. “Il nostro sogno è quello di dedicarci a un mestiere ormai quasi scomparso”
Tre giovani valdarnesi che scelgono l'allevamento, in Pratomagno. Grazie a un bando regionale, quello della Banca della Terra, hanno ottenuto la possibilità di sfruttare un terreno oggi inutilizzato, di proprietà dell'Unione dei comuni del Pratomagno. E sopra l'Anciolina, a Loro, alleveranno un gregge di 120 pecore per produrre formaggio.
Mattia ha 22 anni ed è di Montevarchi. Insieme ad un amico e un'amica, valdarnesi e ventenni anche loro, ha deciso di diventare pastore. Non per vocazione familiare, di certo: "Siamo in tre – racconta – io e due miei soci. Noi partiamo da noi stessi, non abbiamo un'azienda di famiglia e non avevamo la terra per questa, che è la nostra idea e la nostra passione, quella di fare il formaggio in una zona, il Pratomagno, dove negli anni '50 c'erano ancora circa 20 mila pecore e tantissimi appezzamenti coltivati, e oggi di pecore non ce ne sono più, nemmeno una".
La loro scelta, in effetti, è notevole non solo perché tre giovanissimi ragazzi decidono di fare gli allevatori. Ma anche perché riportano in Pratomagno un mestiere che praticamente stava scomparendo. "Noi avevamo a disposizione il terreno, ottimo per il pascolo – spiega Viviano Venturi, che ha seguito il progetto per l'Unione dei comuni del Pratomagno – e lo abbiamo messo a disposizione. In tutto, stiamo procedendo alla ripulitura e ripristino di circa 50 ettari di pascoli, oggi abbandonati".
Non serviranno solo a questi tre ragazzi: li potrà utilizzare, ad esempio, anche un altro giovane pastore, che su un terreno privato in Chiassaia ha appena realizzato delle stalle per portare un gregge di capre. "E comunque sono a disposizione, se ci fossero altre persone interessate a riattivare questo vecchio mestiere".
A beneficiarne sarà anche il paesaggio. Perché decine e decine di anni di abbandono da parte degli allevatori hanno modificato l'habitat naturale del crinale. Dove c'erano i pascoli, oggi le ginestre stanno invadendo tutto. "Sul crinale del Pratomagno, in particolare – spiega Venturi – sono almeno 40 anni che non ci sono più greggi ovini e caprini a pascolo. Ora lavoreremo a ripulire quei terreni, poi sarà necessario installare le recinzioni per proteggere le greggi dai lupi. Ma la presenza delle pecore permetterà di mantenere l'habitat naturale, salvaguardandolo dall'invasione delle ginestre".