Alessandro Tracchi è il nuovo Segretario provinciale di Arezzo della Cgil. Subentra ad Alessandro Mugnai. Lo ha eletto oggi l’Assemblea della confederazione che si è riunita all’hotel Minerva. Il suo nome è stato proposto da Dalila Angelini, Segretaria regionale che aveva consultato il gruppo dirigente della Cgil provinciale.
50 anni tra pochi giorrni, operaio metalmeccanico alla Fimer e nelle precedenti società Magnetek, Power One, Abb. Segretario provinciale Fiom dal 2016. Una svolta anche per la categoria: “se posso parlare di impronta, la mia sulla Fiom di Arezzo è stata quella della forte caratterizzazione territoriale, di un corretto e appropriato ricambio generazionale, di una valorizzazione del Direttivo fino a renderlo protagonista assoluto delle scelte. Infine, elemento essenziale, l’aumento degli iscritti. Nel 2011 la Fiom ne aveva 2.739. Nel 2021 ha raggiunto la cifra di 3.511, nonostante che la crisi economica abbia determinata la crisi e la chiusura di molte aziende. Ogni anno abbiamo perduto, in questo modo, tra 100 e 150 tesserati ma le nuove iscrizioni ci hanno consentito di aumentare costantemente il saldo totale”.
Adesso ad Alessandro Tracchi, successore di Alessandro Mugnai, spetta il compito di guidare il treno della Cgil aretina sui terreni inesplorati delle trasformazioni e dell’innovazione. “Considero quanto sta avvenendo nei sistemi economici e sociali un’opportunità e una sfida. La Cgil aretina ha fatto molto in questi anni per allinearsi al nuovo e dare le risposte corrette e necessarie. Adesso si tratta di andare ancora avanti. Non intendo farlo da solo: considero la collegialità un valore non esclusivamente nel nome della democrazia e della partecipazione ma anche per migliorare costantemente analisi, progetti e azioni. In altre parole: insieme è giusto ma funziona anche meglio“.
Stamani Tracchi ha spiegato con quali sentimenti inizia il suo nuovo incarico: “curiosità, responsabilità e spavento. Curiosità: mi interessa l’angolo di visuale della confederazione. Sono sempre stato un confederale, non credo nelle frammentazioni, penso che sia dannosa una visione che abbia al centro solo un’azienda o una categoria. Responsabilità: è un grande onore guidare la confederazione. Ne sono consapevole e farò di tutto per dimostrare di essere all’altezza del compito. Spavento: non dimentico di aver iniziato da magazziniere in fabbrica e di essere arrivato qui. Il timore è doveroso e legittimo”.
Le linee generali della Cgil dei prossimi anni: “rafforzamento organizzativo e quindi tesseramento e un riequilibrio generazionale a favore dei giovani; riunificazione del mondo del lavoro e quindi niente frammentazione ma contrattazione di sito e di filiera soprattutto per proteggere i lavoratori, le categorie e le aree più deboli; trasformazione del sindacato e della società che deve vedere la Cgil protagonista fondamentale, pur senza rinunciare ai valori e agli ideali che ne hanno fatto la storia”.
Tracchi ammette che la Cgil ha bisogno di cambiamento: “Dobbiamo prendere atto che tutto o quasi è cambiato attorno a noi. Una buona parte dei problemi economici e sindacali non si risolvono localmente o in Italia ma quanto meno in Europa. Se non vogliamo essere terminali passivi delle decisioni delle grandi compagnie trasnazionali, allora abbiamo veramente bisogno di una sindacato europeo forte, unitario e rappresentativo per un livello di contrattazione che sia sempre più alto e determinante. Di conseguenza, riconoscendo pienamente il valore delle federazioni di categoria, abbiamo bisogno di stimolare l’unificazione del mondo del lavoro partendo proprio da noi stessi. I lavoratori e i pensionati hanno bisogno di moderne ed efficienti forme di rappresentanza e di tutela non solo dei loro diritti ma contro i veleni che si stanno diffondendo in Europa e nel mondo. Penso agli egoismi e alle spinte individualiste, ai sovranismi e allo sdoganamento del razzismo e delle nuove forme di fascismo, all’intolleranza e alla violenza. Penso anche ai processi positivi comunque in corso: nuove politiche di genere, tentativi di rinnovamento della politica, nuove forme di democrazia e di partecipazione. La Cgil non solo c’è ma è protagonista irrinunciabile dei processi di trasformazione e di crescita”.
E sulla Fimer: “La Fimer è un’altra storia simbolo di questo territorio. Non è solo una fabbrica ma un laboratorio di innovazione e sperimentazione: qui sono stati pensati e prodotti i primi inverter. Se parliamo di transizione verde in Europa, qui ci sono le condizioni, gli strumenti e le professionalità per farla. Non sono in gioco ‘solo’ 800 posti di lavoro ma una visione del futuro dell’Italia e dell’Europa”.