Il messaggio di Liliana Segre a Figline e Incisa Valdarno, la lettera della senatrice a vita, insignita della cittadinanza onoraria, letta durante le celebrazioni del 25 Aprile
“Ricordare necesse est. Ancora oggi. Non solo perché la storia va conosciuta, approfondita e meditata, ma perché l’insegnamento che se ne può trarre è indispensabile per formare cittadine e cittadini consapevoli, coscienti, responsabili”. Con queste parole Liliana Segre ha salutato la Città di Figline e Incisa Valdarno che le ha conferito la cittadinanza onoraria. Il messaggio della senatrice a vita è stato letto nel corso della doppia cerimonia per la Festa della Liberazione di questa mattina, nel corso della quale il sindaco Giulia Mugnai ha annunciato che è stata avviata la procedura per la messa in posa di tre “pietre d’inciampo” al Brollo in memoria di Paolo Melauri, Lea Melauri e Margherita Prister, lì arrestati nel dicembre del 1943 e deportati nel campo di concentramento nazista di Auschwitz.
Tra i presenti alle celebrazioni, oltre al sindaco Giulia Mugnai, la presidente del Consiglio comunale Silvia Fossati, Cristoforo Ciracì presidente della sezione Anpi “Aronne Cavicchi” di Figline e Incisa, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche, il Quartetto Schumann del Teatro comunale Garibaldi di Figline, esponenti della Giunta e del Consiglio comunale.
“È un onore per me ricevere la cittadinanza onoraria della vostra città, che dunque da oggi sarà anche un po’ mia – scrive Liliana Segre nel messaggio indirizzato al Sindaco – Il fatto che la vostra cerimonia si svolga in occasione della ricorrenza del 25 Aprile – aggiunge la senatrice – è tanto più significativo. La Festa della Liberazione d’Italia è infatti una delle date fondamentali nel calendario della Repubblica. Il 25 aprile è infatti il giorno in cui, convenzionalmente, si considera compiuta la sconfitta della dittatura fascista e dell’occupazione nazista. È stato Primo Levi – prosegue la Segre – a intimarci di ricordare, non solo perché si deve sapere che cosa è stato, di che cosa gli esseri umani sono stati capaci, ma perché se è potuto accadere, è sempre possibile che possa accadere di nuovo. Dunque memoria, storia, coscienza. Unico antidoto, ma anche dovere e missione da cui non può deflettere qualsiasi società che voglia dirsi civile”. (La lettera)
Il sindaco Giulia Mugnai ha poi annunciato che al Brollo arriveranno tre pietre d’inciampo. Le Stolpersteine (questo il loro nome originale) sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, il quale dal 1992 realizza dei piccoli blocchi di pietra della dimensione di 10 centimetri per lato, simili a dei sampietrini, ciascuno dedicato a una persona deportata nei campi di sterminio nazisti tra il 1933 e il 1945. I blocchi sono infatti ricoperti da una targa di ottone sulla quale sono incisi il nome del deportato, la sua data di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data di morte. Le pietre vengono poi incastonate sul marciapiede o sul selciato davanti alla porta della casa in cui viveva.
Ad oggi ne esistono più di 75mila in oltre 2.000 località d’Europa, cifre che fanno delle pietre d’inciampo il più grande monumento diffuso del continente. Ogni pietra è realizzata a mano da Gunter Demnig, che si occupa personalmente anche della posa. Una volta posata, la targa rappresenta tanto una commemorazione personale quanto un invito alla riflessione rivolto a tutte le persone alle quali, anche per caso, capiterà di imbattersi – di “inciampare”, appunto – nelle pietre.
Le pietre d’inciampo del Brollo ricorderanno Paolo Melauri, la moglie Lea Melauri e la madre di quest’ultima Margherita Prister, la famiglia di origine triestina che riparò nella campagna figlinese sotto la pressione delle leggi razziali introdotte dal regime fascista. Il 23 dicembre 1943 vennero arrestati, condotti nelle carceri fiorentine e da lì deportati ad Auschwitz, dove trovarono la morte. Nota è anche la vicenda dei figli di Paolo e Lea, Tullio e Aldo Melauri, che riuscirono invece a salvarsi fuggendo pochi attimi prima dell’arresto. Tullio rimase in Italia dopo il matrimonio e non ha lasciato eredi, mentre Aldo riparò in Israele dove prese il nome ebraico di Eldad Hadar. Il Comune di Figline e Incisa Valdarno si è messo in contatto con i discendenti di Aldo Melauri e la famiglia Hadar ha assicurato il suo convinto supporto all’iniziativa. Saranno dunque avviate le procedure per la richiesta e la realizzazione delle pietre d’inciampo, anche se, vista l’altissima richiesta, l’attesa durerà ancora diversi mesi: la fondazione di Gunter Demnig che si occupa delle Stolperstein ha fatto sapere che non riuscirà a organizzare nuove cerimonie di posa delle Stolperstein prima del 2023.
“Anche quest’anno non abbiamo potuto celebrare il 25 Aprile come avremmo voluto, come un’occasione per stare insieme, commemorare la Resistenza dalla quale è nata la Repubblica e condividere i valori fondanti della nostra comunità. Siamo fiduciosi che sia l’ultima volta, e a maggior ragione ringrazio l’Anpi e le associazioni combattentistiche e d’arma che hanno collaborato alla realizzazione della doppia cerimonia. Nonostante le restrizioni, questa Festa della Liberazione ha portato con sé due importanti notizie: il messaggio della senatrice Liliana Segre, che con le sue parole ha ricordato la necessità di coltivare la memoria storica e mantenere viva la consapevolezza sugli orrori del passato, e il colloquio con la famiglia Hadar, che consentirà di vedere realizzate delle pietre d’inciampo al Brollo. Testimonianze di quanto il nostro paese e il nostro territorio abbiano sofferto le terribili atrocità dei regimi nazifascisti, che ci impongono il dovere di ricordare”.
Il prossimo 28 aprile il sindaco Giulia Mugnai consegnerà infine una targa a Mario Pampaloni per i suoi 100 anni. Mario è il fratello di Bianca Pampaloni, la donna che il 24 luglio del 1944 resistette a un tentativo di violenza di un soldato nazista in ritirata e che, per questo, venne trucidata sul posto. La stessa sorte toccò a Brunetto Bernardoni, un uomo che assistette alla scena e che per questo non venne risparmiato dal soldato tedesco. Mario è ancora oggi un testimone attivo, soprattutto con i giovani, delle atrocità vissute durante la Seconda guerra mondiale e della ferocia nazista.