Negli oscuri meandri della storia montevarchina del Seicento, le indagini dell’Inquisizione fiorentina hanno gettato nuova luce sulla presunta presenza di streghe e stregoni nella comunità del tempo. Le ombre del passato emergono da documenti custoditi negli archivi dell’Inquisizione, offrendo uno sguardo inquietante su una realtà segreta che ha segnato profondamente la vita quotidiana di quel tempo.
Cosa succedeva a livello ‘nazionale’. La frattura nella chiesa, causata dalla Riforma protestante e le direttive del Concilio di Trento per ristabilire l’ortodossia, hanno trovato terreno fertile nel lavoro del Santo Uffizio. La sua presenza a Firenze e la nomina di vicari, tra cui uno a Montevarchi, indicano una volontà decisa di combattere eresie, superstizioni e pratiche considerate magico-superstiziose. Il vicario montevarchino, frate Francesco Giusti, si distinse per la sua zelante attività nel contrastare ogni forma di eresia. In una lettera del 1589 al superiore fiorentino, annunciò la sua intenzione di “darvi dentro per conto di streghe e maliarde.” Le sue azioni vigilavano non solo sul clero e i fedeli, ma anche su comportamenti sociali, feste e cerimonie.
Un episodio del 1669 coinvolse un venditore ambulante, Giovanni Battista di Domenico Brocchetti, accusato di vendere oggetti sacri senza la licenza dell’Inquisizione. L’incisiva azione del vicario portò all’arresto del Brocchetti e al sequestro della merce. Le carte dell’Inquisizione, recentemente rese disponibili agli studiosi, svelano una fenomenologia stregonica che coinvolse diversi individui della zona. Emergono figure come gli stregoni di Galatrona, attivi nel XVI-XVII secolo, e donne sospettate di stregoneria come Antonia di Nicola de Malcultis nel 1672.
Il contesto culturale e le pratiche magiche di quei secoli diventano più chiari attraverso due casi specifici a Montevarchi: quello di Maddalena, esperta in magia amorosa nel 1638, e Antonia, che si confessò colpevole di pratiche superstiziose nel 1672. La società del tempo, permeata da pensiero magico e superstizioni, vide la presenza di terapeuti popolari, in gran parte donne, che offrivano rimedi e cure basati su tradizioni ereditate e influenze della cultura colta.
Il misterioso caso della strega Maddalena da Montevarchi. Maddalena da Montevarchi, aveva trentanove anni quando nel 1638 si ritrovò al centro di un processo di stregoneria condotto dal Tribunale dell’Inquisizione fiorentina.Il dossier conservato tra le carte dell’Inquisizione offre uno sguardo dettagliato su un’epoca in cui magia e credenze popolari coesistevano con una rigorosa ortodossia religiosa. Maddalena, residente a Firenze ma originaria di Montevarchi, fu accusata di pratiche stregoniche, in particolare di offrire servizi magici specializzati in incantesimi amorosi e rimedi per guarire malattie.
Al cuore del caso c’era un “breve” protettivo, una carta magica di due pagine con parole incantate e segni dell’alfabeto, distribuita da Maddalena ai suoi clienti. Questi brevi promettevano protezione e il conseguimento dei desideri amorosi a chi li portava addosso. Il processo si complicò quando Maddalena accusò due preti, Francesco Gini e Stefano, di perseguitarla su ordine dell’Inquisitore. Questa inaspettata mossa coinvolse il clero secolare nelle questioni dell’Inquisizione, rendendo il caso ancora più intricato.Le testimonianze durante il processo svelarono dettagli scioccanti, tra cui riti come il “pentolino” e lo “scongiuro della ruta,” con l’uso di oggetti inquietanti come un capestro d’impiccato. Maddalena si difese affermando di praticare queste arti solo per guadagnare denaro a causa delle difficoltà economiche, negando di aver causato danni o morti attraverso la magia.
La situazione si fece ancora più complessa quando Maddalena accusò i preti di costringerla a praticare la magia, minacciandola di accuse di stregoneria se non avesse collaborato. Le vicine di casa fornirono testimonianze vivide sugli incontri tra Maddalena e i due preti, confermando le intrusioni nella sua vita. Nonostante le tensioni tra l’Inquisizione e il clero secolare, Maddalena riuscì a sfuggire all’accusa di stregoneria. Tuttavia, le domande sulla veridicità delle accuse e sulla sua stessa credenza nelle pratiche magiche rimangono senza risposta.
Le confessioni di Antonia da Montevarchi: superstizioni e cambiamenti nel XVII secolo. Nel settembre del 1672, Antonia, figlia del defunto Nicola de Malcultis di Montevarchi, si presentò davanti al Tribunale del Santo Ufficio per confessare una serie di pratiche superstiziose e tradizionali. La sua testimonianza offre uno sguardo affascinante sulle credenze popolari del XVII secolo e sul conflitto emergente tra magia popolare e l’autorità religiosa rappresentata dall’Inquisizione. Nel contesto di quest’epoca di transizione, Antonia da Montevarchi si trova a confessare pratiche legate a malattie infantili, mal d’occhio e altre credenze popolari.
Antonia racconta di aver praticato diverse superstizioni, come la preparazione di una medicina per il “mal delle piane” e il rito per proteggere i bambini dal mal d’occhio. Si tratta di pratiche che si basano su preghiere, invocazioni divine e gesti simbolici, mostrando una connessione tra la religiosità popolare e l’eredità culturale dell’antichità.L’Inquisizione gioca un ruolo cruciale in questo contesto, infatti, spingendo i fedeli a confessare pratiche considerate eretiche. Le confessioni di Antonia mostrano come i fedeli tendano a minimizzare gli aspetti soprannaturali delle loro pratiche al fine di ottenere l’assoluzione.
Come si trasformano magia e superstizione. L’analisi delle pratiche di Antonia rivela una trasformazione nella magia popolare. Mentre precedentemente la magia si basava su rituali più complessi e scenografici, ora si sviluppa verso formulari più meccanici e stancamente ripetitivi, adattandosi alle richieste dell’Inquisizione. – Dunque – Le confessioni di Antonia da Montevarchi offrono uno sguardo unico sulla conflittuale interazione tra le tradizioni magiche popolari e l’Inquisizione nel XVII secolo. L’evoluzione delle pratiche magiche mostra chiaramente l’effetto dell’azione normalizzatrice dell’Inquisizione e il crescente impatto del pensiero scientifico sull’ideologia magica dell’epoca.
[Fonte: Memorie Valdarnesi]