Parla Mauro Della Gatta che per quindici anni ha accudito l’orso del Parco di Cavriglia. Un rapporto bellissimo che si è instaurato tra l’uomo e l’animale fino alla fine
Quello che ha legato il medico all'animale per quindici anni non è stato soltanto il rapporto tra il veterinario e colui che aveva bisogno di cure. È stato molto di più. Adesso che l'orso Bruno se ne è andato rimane in Mauro Della Gatta la nostalgia di chi tutti i giorni faceva parte della sua vita, professionale e personale.
L'orso Bruno è nato 36 anni fa al Parco di Cavriglia da due esemplari donati all'amministrazione di Cavriglia dallo zoo di Tallinn, in Estonia, nel corso degli anni '70. Ma è stato quindici anni fa, quando cioè morì la sua compagna, che il veterinario iniziò a occuparsi di lui per il suo stato di salute.
Questo è il racconto del veterinario. "Stava seduto sempre a terra, aveva le gambe gonfie, aveva parassiti, non aveva alimentazione adeguata. Era in crisi perchè era rimasto da solo".
Mauro Della Gatta visitava l'orso anche tre o quattro volte al giorno. Così si era creato un rapporto forte e vicendevole. Importante il ruolo anche di Alessandro e Giorgio che stavano vicini al veterinario e a Bruno.
Mauro Della Gatta spiega il legame che ha avuto con l'orso. "Io ho imparato da questo animale fierezza e saggezza. Può sembrare strano. Talvolta ci domandiamo come un animale possa trasmettere valori così forti. Lui mi riconosceva anche da lontano, soprattutto quando ha iniziato a non vederci più. Era un amico e tra di noi si era creato un legame forte".
Il dottore la mattina portava sempre un cornetto a Bruno: "Era la maniera più carina per dargli le medicine. Negli ultimi giorni in cui era paralizzato ho sentito il parere anche di altri colleghi per capire se ancora ci fosse qualcosa da fare. Io speravo che mi potessero dire di provare con qualche altra cura. Ma, in cuor mio, sapevo benissimo che eravamo davanti al suo esaurimento fisico".
Poi è arrivata la decisione: lo stato di salute di Bruno era peggiorato e non ci sarebbe stato più niente da fare per alleviare le sue sofferenze. "È stata una decisione molto sofferta. Ma non potevo più vederlo in quelle condizioni. Soffriva anche di una forma neoplastica alla zampa posteriore. Intervenire chirurgicamente, con un'anestesia generale, voleva dire rischiare che non si risvegliasse più. In ballo c'era la qualità della sua vita. La sua situazione stava sempre più peggiorando".
"Quando si arriva a una decisione del genere lo si fa per il benessere di un animale che sta soffrendo. Abbiamo sempre rispettato la fierezza di Bruno e vederlo a terra ci ha portato a una decisione dolorosa ma necessaria per liberarlo da questa condizione che non avrebbe avuto più ritorno".
Per il veterinario è stato perdere un paziente al quale si sono dedicate tanta cura e attenzione, per l'uomo Mauro Della Gatta è stato come perdere un amico: "Per me non sarà facile staccarmi da questa storia. Spero che con la partenza anche degli altri animali si chiuda un'era di quel Parco nel ricordo di questo orso che a me ha dato davvero tanto. Spero di essere riuscito a dare qualcosa a lui".
Per Mauro Della Gatta il 13 ottobre alle 6.00 è stata la giornata in cui ha dovuto dire addio a un caro amico. Lui che ama gli animali e che li cura con attenzione e competenza quell'addio è stato doloroso. Ma se Bruno è vissuto 36 anni lo deve anche e soprattutto a chi lo ha trattato con tutte le accortezze e le dedizioni possibili e gli ha dimostrato che talvolta l'uomo è davvero degno di fiducia.