“I social possono portare messaggi positivi e diminuire l’odio on line”. Ne è convinta Chiara, una studentessa della 4°H dei Licei Giovanni da San Giovanni, la classe che ha vinto il primo premio del progetto Youngle, promosso dalla Asl Tse e pensato proprio contro l’odio in rete. Altri premi sono andati anche agli studenti della 5°A e della 4°L, sempre dei licei sangiovannesi.
“Ci è piaciuto – aggiunge Gianluca – poter utilizzare Instagram per mandare messaggi positivi ad altri giovani. Sui social non è pratica comune farlo. Inoltre raramente ci si sofferma su temi importanti”. “Gli argomenti che abbiamo privilegiato – ricorda Marta – sono l’odio on line e il razzismo”. E con i loro messaggi, gli studenti valdarnesi hanno colto il punto: “L’odio in rete è come un virus. Un virus solitamente arriva a ferire maggiormente le persone più fragili e anche l’odio in rete fa questo. Colpisce le persone più vulnerabili che talvolta non riescono ad andare oltre ai commenti di odio e alle offese che giornalmente sono costretti a subire e come un virus colpisce su larga scala”.
“Il tema dell’odio on line – hanno scritto ancora questi giovani studenti – non è meno grave di quello offline ma è più difficile da combattere perché Internet ci permette di comunicare rapidamente e tramite svariate applicazioni. E’ proprio per questo motivo che l’odio on line è possibile paragonarlo ad un virus, infatti proprio come tale si diffonde molto rapidamente, molto di più rispetto all’odio off line, dove l’audience è molto più ristretta”. Gli studenti non hanno dubbi sul fatto che i social possano essere veicoli di notizie e di commenti positivi.
Meno nitido è il confine tra libertà e regole nella Rete. Chiara: “Ognuno deve essere libero nel rispetto degli altri: scrivere su Instagram è come parlare in piazza”. Pietro è convinto che sia “impossibile imporre regole. E’ troppo difficile far condividere un linguaggio ‘buono'”. Ammette che forse qualche regola non sarebbe male ma “ognuno deve essere libero di dire e scrivere quello che vuole”. Marta apre uno spiraglio: “Alcuni social applicano regole e bloccano messaggi. Penso che un web senza regole sarebbe peggiore di un web con regole”. Più che i vincoli sembrano valere i contenuti: “la nostra esperienza di Youngle dimostra che si possono diffondere messaggi positivi – afferma Chiara – iniziando proprio dalla scuola, si può dare un contribuito a diminuire l’odio on line”.
La professoressa Lucia Sani è la docente che ha coordinato gli studenti nel progetto promosso dalla Asl Tse: “Dal lavoro dei ragazzi emerge che regole sono necessarie ma che non possono arrivare dall’alto. Bisogna cambiare il sistema dal basso e quindi agire sui singoli individui. Si tratta di utilizzare la Rete in modo etico e responsabile e con questo progetto gli studenti sono stati promotori attivi di valori positivi. E la scuola ha confermato il suo ruolo: dare agli studenti gli strumenti perché siano cittadini attivi”.
Per gli studenti del Valdarno il progetto Youngle costituisce un’integrazione rispetto al progetto “Cyber Help!”, promosso da Lucia Bacci, Dirigente Scolastica dei Licei Giovanni da San Giovanni e realizzato con la collaborazione e supervisione di Giovanni Salerno, Dirigente Psicologo della ASL Tse. Il progetto “Cyber Help!” da quattro anni coinvolge tutte le scuole della RIS.Va (Rete degli Istituti scolastici del Valdarno) nella prevenzione dei fenomeni del bullismo e cyberbullismo e nell’educazione all’uso consapevole delle nuove tecnologie tramite la metodologia della peer education. Il progetto è coordinato dai Licei Giovanni da San Giovanni, che in questo ambito sono la scuola capofila della RIS.Va.
Il progetto Youngle Samedi ha centrato i suoi obiettivi. “E’ fondamentale che i giovani sappiano muoversi nella giungla della rete. Non a caso il nome del progetto è la crasi tra le parole giovane e giungla – commenta Giovanni Salerno, psicologo della Asl Tse che ha seguito l’attività degli studenti – hanno avuto l’opportunità di riflettere sul momento critico di questa generazione digitale iperconnessa. Il web non va demonizzato e vanno valorizzati i suoi punti di forza per evidenziarne le criticità. Non è facile perché i ragazzi vivono in un’epoca in cui l’estetica prevale sull’etica. Tale condizione amplifica nelle nuove generazioni il senso di “inadeguatezza” e la dipendenza dal consenso e dalla popolarità innescando meccanismi comportamentali rischiosi per il proprio sviluppo psicologico”.
Luca Pianigiani, Direttore della Psicologia a Siena, è il responsabile del progetto Youngle mentre Stefania Magi è la Direttrice scientifica del progetto Samedi: “La salute non si produce solo in ospedale e negli ambulatori – commenta Magi – la salute si promuove e si tutela nei luoghi di vita delle persone, ed il web è uno di questi, non secondario”. “I ragazzi ci stupiscono sempre – conclude Simona Dei, Direttrice sanitaria Asl Tse – riescono a trasmettere alla velocità della luce messaggi positivi e importanti. Grazie a questa loro grande capacità comunicativa hanno trasformato i social in strumenti indispensabili per le nuove comunità civili: li ringraziamo per l’impegno e la passione con cui si sono tuffati in questa sfida”.
Il progetto Youngle Samedi, che ha visto promotori Asl Tse, Coeso e Università di Siena proseguirà alla riapertura delle scuole con la formazione dei peer educator.