Era il 19 gennaio 1914 quando in Valdarno veniva inaugurata una linea tranviaria elettrica extraurbana che collegava San Giovanni Valdarno, Montevarchi e Levane con una deviazione per Terranuova Bracciolini. Un’opera fortemente voluta dal deputato Arturo Luzzatto che prestò servizio fino al 1937.La linea aveva una lunghezza totale di 13,702 km.
Come spiegata nella ricostruzione storica e d’archivio “Un sogno in rotaia. La tramvia nel Valdarno Superiore San Giovanni, Montevarchi, Levane, Terranuova“: Nel 1914 il mezzo privato di fatto non esisteva: l’automobile era un costoso giocattolo con il quale i signori del tempo effettuavano brevi giri domenicali a ostentazione delle proprie facoltà economiche. I contadini si muovevano prevalentemente a piedi, in pochi avevano una propria bicicletta, mentre una forma di trasporto pubblico era realizzata attraverso il “baroccio”, una sorta di taxi di allora costituito da una carrozza trainata da cavalli. Il passaggio dell’Arno in molti punti veniva ancora effettuato sulle zattere dei barcaioli. Il Valdarno dei primi del Novecento era tuttavia una zona viva, attiva culturalmente e socialmente e, per quanto possibile all’epoca, ricca, molto più ricca delle altre zone della Toscana a economia prevalentemente agricola. Sin dalla fine del secolo precedente, la scoperta dell’uso industriale della lignite aveva portato a una rapida industrializzazione: non solo miniere, non solo produzione dell’acciaio, non solo produzione di energia elettrica ma anche fornaci di laterzio, cappellifici, filande, cartiere e altre industrie manifatturiere”.
Su questa spinta di modernità si basa l’idea della costruzione della tranvia che non fu da subito benvoluta. Nel 1908 Arturo Luzzatto, deputato alla camera per il collegio di Montevarchi – S. Giovanni – Terranuova e proprietario delle ferriere sangiovannesi, propose la costruzione della tranvia, nello stesso anno in cui costituì la Società per la trazione elettrica del Valdarno superiore (STV). Si fece sentire l’ostilità, soprattutto dei socialisti, che vedevano in questa opera il mero arricchimento degli industriali. Ma il progetto di Luzzatto trovò favorevoli le amministrazioni comunali delle tre cittadine che nel 1909 approvarono la costruzione dell’opera e stanziarono i fondi per i lavori. L’accordo con Figline invece saltò.
Le rotaie funzionarono per 33 anni, iniziando con con 25 coppie di corse giornaliere che andarono a scemare a partire dalla crisi economica del 1929. e la concomitanza della diffusione dell’autotrasporto che comportò nel 1934 la sostituzione del tratto Montevarchi-Levane con un autoservizio. Come è documentato – Il comprensorio ammontava allora a 30.000 abitanti ed il traffico, prevalentemente passeggeri, veniva svolto con corse ogni 30, 40 o 60 minuti, per un totale di oltre un milione di viaggiatori l’anno in conseguenza del movimento pendolare indotto dalla forte industrializzazione della zona, per arrivare nel 1929 a ben 1.355.151 passeggeri trasportati – Nel 1935 viene dichiarata fallita la società di gestione: il destino della tranvia sarebbe stato quello di esaurirsi di lì a poco.
La linea tranviaria elettrica extraurbana è stata sostituita da una rete sempre più vasta di pullman che inizialmente, insieme all’incremento delle automobili in circolazione era necessaria per lo spostamento degli operai e che adesso, a cento anni dall’inizio di questo racconto ha cambiato destinatari d’uso. La rete dei trasporti pubblici del Valdarno adesso infatti sposta molti più studenti che lavoratori.