Domenica 24 novembre alle 17:30, la Sala La Nonziata ospiterà lo spettacolo teatrale La vita che vi devo, scritto da Alessandro Giuseppe Tedesco con la regia di Manola Rosadini. Portato in scena dal gruppo Prestavoce, parte dell’associazione culturale Paro Paro, l’evento è organizzato in collaborazione con la Pro Loco di San Giovanni Valdarno e con il patrocinio del Comune. L’ingresso sarà a offerta libera, e il ricavato sarà devoluto all’associazione ‘Con Maura per i diritti del malato’.
Presentato ufficialmente in conferenza stampa, l’iniziativa ha visto la partecipazione del sindaco Valentina Vadi, della regista Manola Rosadini e di Claudine Camilleri, rappresentante dell’associazione benefica destinataria del ricavato.
“Siamo particolarmente felici di patrocinare questa iniziativa – ha affermato il sindaco Valentina Vadi – che ha sia uno scopo culturale, ma, soprattutto, un fine benefico poiché, tramite l’ingresso a offerta libera, il ricavato verrà devoluto all’associazione Con Maura per i diritti del malato, un’associazione che ci riconduce a una persona molto nota nel nostro territorio, che ha vissuto una vita di grande sofferenza, ma il cui ricordo ancora oggi è estremamente vivo. Appuntamento quindi domenica prossima alle 17:30 alla Sala La Nunziata. Tutti i cittadini sono invitati”.
Claudine Camilleri, a nome dell’associazione, ha sottolineato il valore di iniziative come questa: “L’associazione continua a omaggiare Maura, ricordando le sue sofferenze, la sua tenacia e il suo immenso amore per la vita. Nonostante la sua scomparsa, noi siamo ancora qui per ricordare la sua lotta e per sostenere altri malati, soprattutto quelli che hanno avuto difficoltà, come lei, per trovare le cure e le diagnosi. Ringraziamo le diverse iniziative di solidarietà che ci aiutano e, in questo caso, il gruppo Prestavoce dell’associazione Paro Paro”.
Il messaggio dello spettacolo. La regista Manola Rosadini ha raccontato il significato profondo dell’opera: “La vita che vi devo è la terza parte di un trittico teatrale che ha come oggetto il prendersi cura della sofferenza del vivere umano, affrontando il tema della vita come relazione genuina che diventa spazio di cura della sofferenza dell’altro e di relazione con il proprio talento, affinché questo dono non rimanga colpevolmente inespresso”.
Rosadini ha poi aggiunto: “Siamo alla terza replica dello spettacolo che chiude una trilogia di opere teatrali, scritte da Alessandro Giuseppe Tedesco, le quali hanno questo filo conduttore che riguarda la riflessione sulle nostre paure, l’incapacità di andare oltre gli schemi fissati per altri e che ci impediscono realmente di vivere la nostra vita”.
Il protagonista della pièce, Elio Sfiligoi, è uno psicoterapeuta in crisi che, attraverso un percorso complesso e simbolico, affronta i propri fantasmi interiori per riconciliarsi con la sua esistenza. “La vita è il dono originario che determina un debito incancellabile. Se non vivi il dono originario, non ci può essere condono” è il messaggio centrale dello spettacolo, che invita a superare le paure e a vivere pienamente.