Il 18 marzo di ogni anno si celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus, istituita formalmente il 17 marzo 2021. La data scelta è quella in cui tre anni fa, nel 2020, i camion militari carichi di bare sfilarono per Bergamo, diventando il simbolo della pandemia in Italia. In occasione della Giornata nazionale, gli edifici pubblici espongono le bandiere a mezz’asta: anche in Valdarno.
Qui, nei comuni valdarnesi, le vittime che il Covid-19 ha lasciato sono state oltre trecento, secondo i dati pubblicati da Ars Toscana.
Tanti furono purtroppo gli anziani, in particolare il contagio colpì duramente nelle case di riposo di Bucine e di Montevarchi. Ma i decessi non furono soltanto nella fascia più anziana della popolazione: in Valdarno vittime furono anche più giovani.
I nomi di Graziano Gioli e Patrizia Bernacchioni sono quelli rimasti forse più impressi nella memoria collettiva. Sangiovannesi, morirono nella primavera 2020, a distanza di 17 giorni l’uno dall’altro. Lei, insegnante, una vita spesa per la famiglia e la comunità per tanti anni volontaria nel Calcit Valdarno e lui ex dipendente Enel, grande presidente della Marzocco sangiovannese, la realtà azzurra che si occupava dei più giovani. Erano conosciuti, stimati e amati. La loro morte gettò nello sconforto l’intero Valdarno e forse, per la prima volta, le persone si resero conto quanto il Covid 19 fosse spietato e potesse toccare anche persone molto vicino a loro.
In loro memoria, i figli Chiara e Gianluca hanno scritto il libro “Dopo il naufragio”, un viaggio nella storia della loro famiglia, con l’obiettivo di lasciare un segno del proprio dolore e di condividere pubblicamente un dramma terribile che però può essere fonte di riflessione e crescita; un libro che racconta anche le storie anche di altre vittime del Covid: il barbiere storico del Porcellino, un ex presidente della Sangiovannese, una maestra, due storici commercianti, alcuni anziani, malati, guariti, medici, infermieri, volontari.