Una lettera aperta per ribadire, “se già non fosse palese”, il “disagio che viviamo quotidianamente” a lavorare nei pronto soccorso della Toscana, e “proporre alcune iniziative che potrebbero riportare la situazione a livelli umanamente sostenibili per gli operatori e per gli utenti”. A firmarla sono stati 288 medici dei pronto soccorso degli ospedali toscani, quasi il 90% di tutti quelli in servizio oggi: e fra loro, anche dottori che lavorano sul pronto soccorso della Gruccia, visto che la lettera mette insieme le proteste che arrivano dai pronto soccorso fiorentini di Careggi, Torregalli e Ponte a Niccheri, del Santo Stefano di Prato, del San Giuseppe di Empoli, del San Jacopo di Pistoia, di quello di Pescia, del Mugello, della Aou Pisana, di Livorno, di Cecina, di Pontedera, Grosseto, del San Luca di Lucca, di quello di Portoferrario all’Elba, della Versilia, delle Apuane, di Massa, di Arezzo, di Montevarchi e dell’Alta Valdelsa.
I medici si rivolgono ai vertici della Regione e della sanità della Toscana, al ministero della Salute e al presidente del Consiglio dei ministri. La lettera, spiegano, “deve suonare come un ultimatum in quanto, se la situazione resta quella attuale, tutti noi siamo destinati ad abbandonare, e allora tanto vale farlo insieme, dimettendoci in massa”. Nel documento si chiede anche “un rapido riscontro” e “l’impegno da parte delle autorità competenti a far fronte fattivamente alla tragedia che si sta consumando nei dipartimenti di emergenza”. I medici illustrano la situazione dei pronto soccorso toscani dove “negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo peggioramento della qualità delle nostre prestazioni in quanto, eufemisticamente, non ci troviamo a lavorare nelle condizioni ottimali ed ogni giorno dobbiamo far fronte all’ affollamento del pronto soccorso, sia per l’iperafflusso di pazienti che per la carenza di posti letto negli ospedali”.
I medici denunciano una “emergenza che è la routine, carichi di lavoro senza limiti e disagio quotidiano sia per gli operatori che per gli utenti”. Aumentate inoltre aggressioni e violenze. “Chi scrive è innamorato del proprio lavoro e fermamente convinto dell’importanza della sanità pubblica, speriamo che i riceventi lo siano altrettanto”.
Per ristabilire una situazione accettabile occorre assumere più medici: ne è convinta anche la Fp Cgil di Arezzo, che in una nota fa il punto sulla situazione a livello provinciale e segnala le dimissioni di medici che passano dalla sanità pubblica a quella privata. “I casi non sono più episodici e quindi nella norma – afferma Gian Maria Acciai, segretario della Fp Cgil. Solo il pronto soccorso di Bibbiena ha perduto tre medici ma il problema interessa anche gli altri ospedali territoriali come Sansepolcro, la Fratta e la Gruccia. In modo diverso il San Donato che deve supplire alla destrutturazione degli altri plessi. Il problema è rappresentato dallo stress e dal superlavoro. La medicina territoriale non riesce ancora ad assolvere al ruolo di filtro e il pronto soccorso diventa il naturale punto di riferimento. Con un numero di accessi insostenibile che genera disagio tra i pazienti e stress tra gli operatori”.
La copertura delle 24 ore ricade pertanto su 3 soli medici, che per garantire eventuali sostituzioni effettuano turni massacranti. La soluzione transitoria adottata dalla Asl Tse non convince la FP Cgil: “Vengono inviati medici in prestazione aggiuntiva dalle strutture di Grosseto e Siena. I turni aggiuntivi a quelli ordinari, in questo modo, diventano insostenibili, considerando anche la trasferta. Fino e oltre 12 ore, il tutto a discapito degli utenti degli altri operatori come gli infermieri e con costi ingenti”.
Acciai chiede risposte concrete e rapide alla Asl Tse: “Siamo consapevoli della carenza delle figure professionali da impegnare nel pronto soccorso ma questa rimane, al di là di ogni valutazione, la porta di accesso dell’ospedale. I servizi della sanità territoriale, prospettiva organizzativa che noi sosteniamo da sempre, devono subire un’accelerazione, anche da un punto di vista culturale da parte dei medici di famiglia, ma nel frattempo il pronto soccorso, soprattutto negli ospedali territoriali, non può essere lasciato a se stesso, pena la dequalificazione dell’intero sistema sanitario pubblico a tutto vantaggio di quello privato che sta facendo campagna acquisti (in alternativa Incetta) di medici e delle altra figure professionali formate nel sistema sanitario pubblico, che in modo inedito e preoccupante stanno transitando al sistema privato”.
Intanto ieri la Regione Toscana ha annunciato l’introduzione di maggiorazioni negli stipendi dei medici che lavorano nei pronto soccorso: arriveranno presto in busta paga 90 euro lorde in più al mese per il personale del comparto sanitario assegnato ai pronto soccorso, mentre 4,5 euro per ogni giorno andranno a chi, pur non assegnato, vi presta servizio temporaneamente. La specifica indennità, che sarà pagata con gli arretrati a partire da gennaio 2022, è stata prevista nel nuovo contratto 2019-2021 sottoscritto a novembre del 2022 e la Toscana è tra le prime regioni, insieme a Veneto e Lombardia, a procedere alla ripartizione delle risorse, previste dalle finanziaria 2021, alle aziende sanitarie.
“Si tratta di un atto importante, che abbiamo assunto non appena ci sono state le condizioni – hanno sottolineato il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini – Ma non è assolutamente sufficiente per venire incontro alle istanze degli operatori dei pronto soccorso, per due ragioni. La prima è perché riguarda soltanto il personale del comparto: ci auguriamo che maturino quanto prima le condizioni nazionali per cui anche la dirigenza medica possa accedere a questo strumento. La seconda è perché, per affrontare i problemi dell’emergenza urgenza, serve un piano speciale che aumenti strutturalmente le retribuzioni e consenta innovazioni organizzative”.
“Da tempo – spiegano Giani e Bezzini – abbiamo chiesto al governo un programma di interventi, ma finora abbiamo avuto solo risposte parziali. Noi non staremo comunque ad attendere le decisioni del governo: siamo già al lavoro per elaborare nuovi indirizzi sull’organizzazione dei pronto soccorso e sulla messa in relazione con altre strutture del sistema sanitario. Ne discuteremo a breve con l’Otgc, ovvero l’ Organismo toscano del governo clinico, e con i professionisti”.