L’ex sindaco dell’allora comune di Figline Valdarno, Riccardo Nocentini, è stato assolto in appello per l’alluvione del 2013. L’assoluzione è arrivata con la formula “perché il fatto non costituisce reato”: ribaltata così la sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Firenze nel 2019, che aveva visto Nocentini unico condannato, a 8 mesi, fra tutti gli imputati finiti a processo per i danni di quell’evento.
Il procedimento riguarda l’esondazione del torrente Ponterosso e del fosso delle Granchie il 21 ottobre 2013, dopo giorni di piogge. L’esondazione causò danni a 75 abitazioni, otto aziende, 19 veicoli e al cimitero di Figline: in tutto furono 170 le famiglie coinvolte. Nel processo iniziato nel 2017 l’ex sindaco Nocentini era stato accusato di “non aver agito nell’ambito delle sue competenze”, in particolare per non aver emanato un’ordinanza per la demolizione del ponte sul torrente, ritenuto la causa dell’esondazione.
La Corte di appello ha riscritto invece la vicenda, addebitando le responsabilità dell’accaduto alla ditta che in quei giorni stava realizzando dei lavori proprio nel letto del torrente Ponterosso. Per questo, sono stati condannati ad otto mesi gli imprenditori Francesco Mele e Giuseppe Della Monica, quest’ultimo con sospensione condizionale della pena. Il loro legale ricorrerà in Cassazione.
Riccardo Nocentini ha commentato così la notizia: “Sono stato assolto in appello sulle vicende relative all’alluvione 2013. 9 anni sono tanti. Se aggiungo il processo sulle Lambuschini, sono 13 anni che non provavo questo senso di leggerezza. Ho sofferto, questo sì. Lo dico con pudore perché le sofferenze vere sono altre. Ringrazio l’avvocato Gaetano Viciconte, mi ha seguito in entrambe le vicende con grande umanità e competenza, e il suo collaboratore l’avvocato Michele Cataldo, attento nell’analizzare fatti e norme”.
A Riccardo Nocentini arrivano oggi molti messaggi di stima e vicinanza: nel 2019, alla notizia della sua condanna, politici e amministratori si erano schierati al suo fianco, esprimendogli solidarietà, e 39 sindaci dell’area Metropolitana avevano firmato una lettera sottolineando il peso delle responsabilità che gravano sui primi cittadini.