Dopo tre anni in Texas per la cura sperimentale del piccolo Diego adesso si apre la possibilità per la famiglia di un permesso della durata di 5 anni e di un lavoro
"La nostra missione continua perché non rinunceremo mai alla speranza". Con queste parole la famiglia di Diego, il piccolo affetto dalla sindrome di Leigh, annuncia a tutti, parenti, amici e a coloro che finora hanno supportato la sua causa, una novità finalmente positiva: la possibilità cioè di avere un permesso di 5 anni, non turistico, per rimanere in Texas e la conseguente opportunità di avere un lavoro.
Diego con i genitori e la sorella si trova a Houston dal 2015 per sottoporsi a una cura sperimentale.
"Tre anni di inesorabile lavoro, non solo per Diego, ma per tutta la famiglia, tre anni di continue ricerche per Diego, un lavoro costante insieme ad un team di medici che ha fatto sì che Diego si stabilizzasse per poi finalmente iniziare a migliorare. Tre anni di angoscia, frustrazione, perdita di energie e tempo, perché sempre sotto controllo dall’immigrazione, dovendo dimostrare continuamente che siamo qui per uno scopo ben preciso e non per emigrare, senza diritti perché considerati turisti, quindi nessuna possibilità di lavorare. Tre anni di nuove vere amicizie e di conferme su chi ci vuole bene".
Poi la notizia attesa da tanto tempo e che permette alla famiglia di Diego di affrontare la permanenza in Texas con maggiore serenità: "La fortuna di avere conosciuto persone stupende, amici stupendi, che si sono impegnati per far sì che si potesse realizzare un sogno, un desiderio, un’esigenza. La possibilità di un lavoro vero e un permesso valido 5 anni. Mesi e mesi di lavoro con avvocati, finché non abbiamo trovato la giusta strada, se tutto va bene sistemeremo la situazione burocratica acquisendo un po’ di Diritti e Doveri in USA, con la possibilità di curare e assistere, ancora meglio, il nostro Diego, senza ulteriori ansie e paure di essere respinti, rinunciando a tutto quello che abbiamo fatto fino ad adesso. Siamo felici e ansiosi aspettando una conferma".
"Torneremo in Italia, con la speranza che questo ultimo step vada bene, per chiedere il cambio dei nostri visti, torneremo per pochi giorni, giusto il tempo per riavere i documenti, torneremo in due turni perché, purtroppo, Diego non può volare, torneremo estremamente emozionati. La nostra missione continua perché non rinunceremo mai alla speranza. Tutto questo servirà a migliorare situazione e qualità di vita di Diego e noi tireremo un sospiro di sollievo".