23, Novembre, 2024

Rischio per l’incolumità delle persone, famiglia costretta a lasciare la propria casa. “Noi non sappiamo dove andare”

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Succede a Faella, nel comune di Castelfranco Piandiscò: il sindaco, verificata una situazione troppo rischiosa per la pubblica incolumità, ha ordinato lo sgombero della famiglia Tiranno. Una casa in mezzo alle balze che minacciano di franare, ma in proprietà di altri privati; e sotto scorre il borro di Ragnaia, che ‘consuma’ terreno. “Un può di buon senso e lavori svolti in tempo dagli enti competenti avrebbero portato a una conclusione diversa”, commenta Carmelo Tiranno

Deve lasciare la propria casa, la famiglia Tiranno. Cinque persone, di cui un bambino di appena sei mesi, che devono trovarsi un'altra sistemazione in seguito ad una ordinanza del sindaco di Castelfranco Piandiscò, Enzo Cacioli, firmata lo scorso dicembre in considerazione del rischio per la pubblica incolumità che è stato riscontrato su quell'edificio. "Ma noi, ora, non sappiamo dove andare, con un mutuo ventennale su una casa nella quale ci viene impedito di vivere", è il commento amaro di Carmelo Tiranno. 

Non è facile capire come si sia arrivati a questo punto. "Una brutta situazione impicciata", la definisce il capofamiglia. E in effetti in gioco ci sono tanti aspetti diversi. La casa in questione si trova a Faella, in mezzo all'area protetta delle balze: una strada sterrata per arrivare in questo piccolo angolo di natura. Sulla quale incombono però i versanti franosi di quelle stesse balze: ed è questo il primo aspetto critico, anche perché si tratta di terreni di proprietà di altri privati (non sono aree del demanio pubblico) e non della famiglia Tiranno, la cui abitazione è minacciata però da quelle frane. 

L'altro punto critico è costituito dal torrente Ragnaia. "Da anni segnaliamo una situazione di incuria che a nostro avviso costituiva da tempo un problema da risolvere. Qusto corso d'acqua, infatti, negli anni ha visto crescere la sua portata perché a monte, nella zona di Montecarelli che rimane proprio più sopra, sono aumentate le edificazioni e le case. Tutto convoglia qui, ingrossando questo borro che, piano piano ma costantemente, sta erodendo le balze e il terreno circostante. Eppure nessuno è mai intervenuto, nonostante ci siano anche i pareri della Regione Toscana a certificare la necessità di mettere in atto un serio intervento di manutenzione sul borro di Ragnaia", spiega il signor Tiranno. 

 

Con le balze che smottano, nelle proprietà di altri privati che incombono però sulla sua casa, e con il torrente che 'scava' a fianco della sua abitazione, la famiglia si è vista arrivare, invece di una proposta per risolvere i problemi, una ingiunzione ad andarsene. "Il senso è di abbandono, come se nessuno avesse interesse ad ascoltarci – racconta – e noi non sappiamo dove andare. Se tutti avessero fatto prima la loro parte, se si fosse agito con più buon senso anche nelle istituzioni, forse non saremmo arrivati a questo. Tra l'altro, proprio qui abbiamo anche avviato la scorsa estate una piccola azienda agricola, grazie a fondi regionali: lo stesso comune di Castelfranco Piandiscò ha dato il via libera ai lavori, forse non sapeva in quel momento che la situazione era questa?".

 

"Io non vorrei che si parlasse solo del dramma della famiglia Tiranno, ma anche del danno che questa situazione può provocare all'Area protetta delle Balze. Detto questo, come abbiamo già comunicato anche al sindaco mettendo tutto nero su bianco, noi abbiamo fatto quanto era nelle nostre possibilità, per l'ordinanza che ci riguarda: abbiamo chiuso la strada e stiamo installando porte e finestre a tenuta stagna. Ma non abbiamo un altro posto dove andare, e non è nostra intenzione né di speculare né di cercare la compassione di nessuno. Vogliamo solo vivere e lavorare con le nostre forze. Siamo persone tranquille", conclude Carmelo Tiranno. 

L'intervista al capofamiglia.

 

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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