24, Dicembre, 2024

Via ai saldi, Confcommercio: “Almeno sei famiglie su dieci acquisteranno prodotti scontati”

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Prenderanno il via venerdì 5 gennaio. La spesa media, secondo Confcommercio, nella provincia di Arezzo, Valdarno compreso, sarà di 170 euro, superiore a quella nazionale

Prendono il via i saldi venerdì 5 gennaio. Secondo Confcommercio sei famiglie su dieci, della provincia di Arezzo, Valdarno compreso, approfitteranno degli sconti per fare acquisti. Ognuno spenderà 170 euro in abiti o scarpe. Gli sconti andranno dal 30 al 40% nelle prime settimane, poi i ribassi saranno sempre più alti per arrivare fino al 60 – 70%. I commercianti sono però cauti: il 67% spera di arrivare agli stessi livelli dello scorso anno, il 30% teme un ridimensionamento mentre il 3% si dimostra più ottimista.

“Non dimentichiamoci che i saldi sono nati per eliminare le scorte di magazzino, avere liquidità e fare spazio ai nuovi arrivi della primavera-estate – spiega il presidente della Federmoda-Confcommercio aretina Paolo Mantovani – se per noi negozianti significa essere disposti a ridurre moltissimo la redditività, per i nostri clienti sono un’ottima occasione per fare acquisti risparmiando. Spendere meno oggi è un imperativo per molte famiglie, così come comprare in modo intelligente, quando conviene e quando se ne ha bisogno”.

“I saldi, in più, svolgono un ruolo democratico: con il taglio del prezzo ci si può permettere un capo più costoso che altrimenti non avremmo comprato, che ci appaga sia per la funzione d’uso sia per l’estetica. La gratificazione, l’aspetto emozionale, nello shopping della moda è ancora un fattore essenziale. Vero è che se prima molti approfittavano dei saldi per concedersi un acquisto stravagante, magari d’impulso, oggi i più li aspettano per comprare capi necessari. C’è più consapevolezza e scientificità nella pianificazione delle spese. Le cause? Il consumatore ha davanti a sé più possibilità di scelta, è più maturo, ma ci sono anche altri fattori come la tassazione, troppo alta in Italia, e quel clima di instabilità politica ed economica che aumenta l’incertezza sul futuro”.

La stagione autunno-inverno della moda risente ancora della crisi:  “Ad ottobre si è sentito un calo generalizzato in tutti i settori, poi a novembre è andata meglio rispetto all’anno scorso, grazie all’arrivo del freddo e al fatto che molte città hanno anticipato le atmosfere natalizie. Poi c’è stato anche il fenomeno del Black Friday, l’ultimo venerdì di novembre con i prezzi scontati, che qualche negozio ha fatto durata per qualche giorno. Qualche consumatore ne ha approfittato perfino per fare i regali di Natale”, dice Mantovani.

A Natale, i prodotti più venduti della moda sono stati maglieria, stivali da donna, borse e accessori come cappelli o sciarpe, per chi voleva fare doni di prezzo più contenuto. Ma, secondo Confcommercio, molti consumatori hanno preferito rimandare al 5 gennaio gli acquisti più importanti per rinnovare il guardaroba.

“Il fenomeno dei saldi si avvertirà di più nelle città più importanti, come sempre, ma non ci aspettiamo file o euforia particolare come accadeva in passato, per quanto riguarda i centri più piccoli della provincia, la crisi ha purtroppo ridotto il numero dei negozi della moda. Resiste chi offre ai consumatori servizi difficili da trovare altrove: chi fa provare i capi a casa, chi conosce personalmente i propri clienti e riesce a trovare le cose più adatte per loro, li contatta, insomma si prodiga per soddisfare ogni esigenza”.

Secondo il presidente della Federmoda aretina è necessario trovare più unità nella categoria: “intervenire sui cardini del libero mercato, ovvero il prezzo e le strategie commerciali, è difficile se non impossibile. Inutile trovare un accordo su questi punti perché ognuno persegue il proprio modello aziendale. Meglio accordarsi sul rispetto delle regole della concorrenza e sulla promozione del territorio. Perché se arriva più gente abbiamo tutti più possibilità di lavorare. Poi, a livello nazionale, abbiamo tante battaglie aperte, come quella sulla diminuzione dell’Iva”.

 

 

 

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