“Dal punto di vista idraulico l’Arno è più a rischio di prima”: sono le conclusioni del Comitato Firenze 2016 guidato dal professor Giovanni Seminara. La replica di Enrico Rossi: “Per la riduzione del rischio idraulico sono già in corso gare, progettazioni e cantieri”. La maggior parte riguardano proprio il tratto valdarnese del fiume Arno, con casse di espansione e innalzamento della diga di Levane: ma quest’ultimo lavoro non è finanziato
"Firenze è ancora a rischio, da un punto di vista idraulico l'Arno lo è ancora di più di prima": così il professor Giovanni Seminara, accademico dei Lincei e membro del comitato di esperti Firenze 2016, ha tracciato nei giorni scorsi il bilancio di cinque anni di studio sulla situazione dell'Arno, portati avanti in vista del cinquantennale dell'alluvione, che si è tenuto lo scorso anno. "Dopo l’alluvione del ’66, è stata fatta un’opera utile, l’abbassamento della plateazione dei ponti di Santa Trinita e Ponte Vecchio a Firenze. Da allora, con molta sincerità e onestà intellettuale, devo dire che si è molto pianificato ma si è fatto poco altro".
E sulle opere progettate, che comprendono le quattro casse di espansione nel Valdarno e l’innalzamento della diga di Levane, Seminara ha aggiunto che "saranno completate nel giro di decenni, e comunque, anche al termine, Firenze non sarà fuori da situazioni di rischio". Il Comitato scientifico internazionale ha comunque sottolineato come negli ultimi tre anni, con il piano del Governo 'Italia Sicura' e l'impegno della Regione, è stato registrato un cambio di passo.
Conclusioni che hanno suscitato riflessioni e dibattito, con la replica del governatore della Regione Toscana Enrico Rossi. "Apprezziamo gli stimoli della comunità scientifica e siamo ben disponibili a sederci a tavoli di confronto, quel che importa è che il merito delle questioni sia salvaguardato. Per la riduzione del rischio idraulico sono già in corso gare, progettazioni e cantieri e l'intera opera regionale deve conciliarsi con le prescrizioni del Codice dei Contratti. Il Codice, ad esempio, prescrive per le opere più rilevanti la necessità di progettare e mettere a gara stralci funzionali, cioè lotti funzionanti anche senza il completamento dell'intero intervento. Così come l'osservanza delle prescrizioni fa sì che i tempi di una gara si aggirino intorno ai 12 mesi".
"Quanto agli effetti delle casse di espansione di Figline e della diga di Levane – commenta Rossi – la Regione Toscana possiede valutazioni ufficiali e approvate dagli organi competenti". I lavori già in corso, per un valore di 100 milioni di euro, sono stati riavviati dal 2012, ovvero da quando la Regione ha ripreso la competenza sulle opere con la legge regionale 35/2011 sulle misure per l'accelerazione della realizzazione degli interventi strategici.
"Per le quattro casse di espansione di Figline, entro l'inizio del prossimo anno saranno ultimati i lavori del primo stralcio del lotto Pizziconi e nelle prossime settimane sarà aggiudicata la gara del secondo stralcio. Entro l'anno, inoltre, saranno aggiudicati i lavori del primo stralcio del secondo lotto, quello di Restone, così come quelli dei primi stralci degli altri due lotti, a Prulli e Leccio".
Discorso diverso per il progetto dell'innalzamento della diga di Levane: "Per quanto riguarda la diga di Levane, gli unici finanziamenti disponibili al momento sono quelli per la progettazione, resa possibile dallo stanziamento di risorse della Regione e dell'Enel. Nonostante le attese, infatti, l'opera non ha ricevuto le risorse necessarie da parte del governo".
"L'adagio 'chiedete e vi sarà dato' purtroppo – è il commento amaro del Presidente della Regione – non corrisponde alla realtà dei fatti. Come Regione Toscana abbiamo chiesto, tra progettazione e lavori, circa 300milioni di euro. Ma a parte le risorse per le casse di espansione, frutto dell'accordo di programma del 2015 che siamo riusciti a costruire assieme alla struttura di missione Italia Sicura, sulle ulteriori risorse non abbiamo ancora ricevuto risposte. Ad oggi, è stata finanziata solo una parte consistente dell'intervento per le casse di espansione a Figline, la cassa di espansione sul Mensola nel fiorentino, un intervento su un affluente dell'Arno ad Arezzo e a Pisa su porta a Lucca".