Il movimento di maggioranza respinge al mittente le critiche mosse dalle opposizioni. “Con i tempi della giustizia italiana, chiamare l’impresa a rispondere delle proprie responsabilità ci avrebbe lasciati per anni in un limbo. Bene ha fatto il sindaco”
Prima Montevarchi, il movimento che siede sui banchi di maggioranza in Consiglio, si schiera totalmente al fianco del sindaco, Silvia Chiassai Martini, sulla decisione di raggiungere un accordo bonario con l'impresa appaltatrice del Piuss, che non terminerà le opere previste dall'appalto ma che ha accettato di rinunciare all'antistadio, in cambio di pagamenti in denaro.
Le critiche delle opposizioni, ma anche quelle dell'ex assessore Bucci, si sono sollevate proprio sul metodo: si sarebbe potuto infatti contestare i ritardi alla ditta, invece di raggiungere l'accordo e pagarle i lavori eseguiti. Ma Prima Montevarchi difende completamente questa scelta: "Le opposizioni avrebbero preferito ricorrere alle vie legali e attendere sentenza. Per cui, con la lentezza della giustizia, sarebbero trascorsi 5, 10 anni o forse più per dirimere la questione tra aule di tribunali, perizie e controperizie ricorsi, appelli e così via", si legge in un comunicato.
"Comune e gestore, pur avendone la proprietà e il possesso, non avrebbero così avuto certezza del destino dell'antistadio fino al giudizio definitivo, e quindi impossibilità e inutilità ad investirci per qualunque proposito di restauro o di sviluppo. Non dimentichiamo che sono 400 i ragazzi che utilizzano l'antistadio nelle condizioni di degrado e ristrettezze in cui versa. Dobbiamo lasciare ancora per anni la situazione a marcire senza mai dare una soluzione, come afferma Grasso, solo perchè intanto lo usano e quindi si può attendere?".
"Stessa sorte per l'impianto da realizzare a Levanella o le strade del centro, che sarebbero diventate "intoccabili" perchè materia di giudizio, così come le telecamere su Via Roma o il rifacimento dell'illuminazione. Tutti ad attendere e tutto fermo. Grasso, Bertini e gli altri sono abituati all'immobilismo e lo hanno ampliamente dimostrato. Hanno lasciato problemi da risolvere per il tramite della giustizia in attesa di sentenze che, guarda caso, hanno tutte perse e sono rimaste da onorare. Si pensi alla Capannina all'Arno, dove erano trascorsi 5 anni e non si era arrivati a nulla, se non si decideva di saldare e chiudere la questione del contenzioso".
"Bene ha fatto quindi il Sindaco, con la sua determinazione ed efficienza – conclude Prima Montevarchi – a mettere la ditta in condizione di chiedere la chiusura del contratto, perchè questo vuol dire andare avanti verso il futuro".