Il sito di Cetamura in Chianti si trova nei boschi di Badia a Coltibuono e fu scoperto nel 1964 dal sangiovannese Alvaro Tracchi. Per trenta anni è stato oggetto di campagne di scavo da parte della Florida State University sotto la direzione della professoressa Nancy T. de Grummond. I ritrovamenti sono stati eccezionali: tra questi dei semi d’uva risalenti al 300 a.C. ancora oggetto di studio
Più di trecento reperti, portati alla luce a Cetamura del Chianti dalle profondità di due pozzi etruschi, sono in mostra da venerdì 9 giugno a Firenze. C'è un po' di Valdarno, in queste scoperte: perché a svelare il sito archeologico di Cetamura fu, nel 1964, l'archeologo sangiovannese Alvaro Tracchi, a cui oggi è intitolata una sezione del Museo Paleontologico di Montevarchi.
Tra il 2011 e il 2016, migliaia di reperti delle civiltà etrusca, romana e medievale sono stati recuperati con tutte le cautele possibili proprio dal sito di Cetamura e ora, a partire appunto dal 9 giugno, 300 di questi pregiati reperti vengono svelati al pubblico nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze, grazie alla mostra "I Pozzi delle Meraviglie. Nuove scoperte a Cetamura del Chianti".
Il progetto, diretto da Nancy T. de Grummond, docente di Etruscologia a Tallahasse in Florida, nasce dalla collaborazione tra il Department of Classics dell’università americana e la SACI, Studio Art Centers International di Firenze. La mostra celebra i sei anni di impegno che le due istituzioni hanno riversato nei lavori di restauro e conservazione dei reperti, durante i quali gli studenti americani hanno usato l’approccio italiano alla ripulitura, asciugatura, ricomposizione, ricostruzione e integrazione delle opere antiche, fino all’esposizione per la pubblica fruizione. La SACI, una scuola di livello universitario con sede a Firenze e accreditata negli Stati Uniti, ha giocato un ruolo fondamentale nella realizzazione della mostra.
La mostra costituisce un notevole sforzo per tutelare e promuovere la cultura e la storia del sito di Cetamura del Chianti. L’impegno nel restauro non costituisce soltanto l’occasione per conservare alcuni elementi di questa eredità unica, ma recupera e rivela nuove informazioni sulla vita quotidiana e l’ambiente delle popolazioni etrusche e romane che abitavano sulle collina di Cetamura, nella regione del Chianti, in Toscana.