25, Novembre, 2024

I carabinieri arrestano uno stalker: perseguitava, minacciava e malmenava la famiglia adottiva

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Il giovane è stato arrestato per stalking, violazione di domicilio e porto d’armi mentre stava sfondando la vetrata della porta d’ingresso dell’abitazione di Rignano dove risiedevano madre e padre. Le angherie e le vessazioni da parte del ragazzo andavano avanti da tempo

È stato arrestato per stalking, violazione di domicilio, porto d'armi. Si tratta di un fiorentino di 23 anni che i carabinieri della stazione di Rignano hanno colto in flagranza di reato mentre stava sfondando la vetrata della porta d'ingresso dell'abitazione dove si erano rifugiati i genitori adottivi. A chiedere aiuto ai militari sono stati proprio la madre e il padre terrorizzati dall'ennesima violenza usata dal figlio contro di loro.

Giunti sul posto i carabinieri hanno trovato e bloccato il giovane: nonostante la loro presenza ha continuato a minacciare di morte la coppia. Una volta portati tutti in caserma è stata ricostruita la vicenda.

Marito e moglie adottano il figlio da piccolo ma al compimento del suo 18esimo anno lo allontanano a causa dei suoi comportamenti violenti e vessatori. Questo scatena le reazioni del giovane che, soprattutto nell'ultimo anno, sfociano in aggressioni. Quasi quotidianamente il giovane si reca nella loro abitazione di Firenze, suona insistentemente il campanello, li chiama continuamente al telefono, sia cellulare che fisso, e li minaccia. In più occasioni i due coniugi trovano anche i loro veicoli danneggiati, con le ruote bucate o con sfregi.

Marito e moglie non ne possono più: per cercare un po’ di quiete, oltre ad evitare il più possibile di uscire di casa, si trasferiscono per qualche giorno da un parente che abita a Rignano. Ma il 23enne li rintraccia e lunedì sera si presenta con cattive intenzioni. In suo possesso i carabinieri trovano un trincetto con la lama di 15 centimetri.

Il giovane è stato arrestato e giudicato in Tribunale con rito direttissimo: gli è stata applicata la misura cautelare del divieto di avvicinarsi alle vittime e di parlare con loro.
 

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