Cinecittà, l’epoca d’oro della mondanità romana (e non solo) e la nascita dei “paparazzi”, ma anche l’Italia a due velocità del boom economico, dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione da un lato e dell’emigrazione di tanti italiani da un Meridione sempre meno “al passo” rispetto al resto del paese e, di fatto, lasciato indietro.
Un vero e proprio racconto per immagini, insomma, è quello della mostra fotografica “Gli anni della Dolce Vita”, organizzata dal Circolo Fotografico Arno – Galleria Fiaf a Palazzo Pretorio in collaborazione con il Comune di Figline e Incisa Valdarno con il sostegno della Banca del Valdarno Credito Cooperativo. Mostra che è stata inaugurata sabato 18 maggio, e che rimarrà aperta ininterrottamente fino a domenica 2 giugno con i seguenti orari: mattina 10-12; pomeriggio 15-18.30. L’ingresso è gratuito.
L’esposizione è divisa in tre sezioni che, attraverso oltre 150 foto di 51 tra i più grandi autori italiani del Novecento, che narrano quel decennio di grandi cambiamenti, evoluzioni e anche rivoluzioni, sia nelle idee e nelle ambizioni che nel vivere quotidiano, rappresentato dagli anni ‘60. La prima sezione, intitolata appunto “La dolce vita”, accompagna il visitatore sui set cinematografici, sulle passerelle e nei locali alla moda di Roma con l’esplosione della mondanità, del gossip e dei rotocalchi attraverso le foto di “paparazzi” come Tazio Secchiaroli, Chiara Samugheo o Federico Garolla, per citarne alcuni. Successivamente, nella sezione “L’amara vita”, un gruppo eterogeneo di fotogiornalisti e fotoamatori mostra una serie memorabili di sguardi sul nostro Meridione, raccontando la grande illusione del boom economico e la migrazione di massa verso le grandi promesse del Nord Italia e del Nord Europa, attraverso le foto realizzate anche da autori del calibro di Rinaldo Della Vite, Alfredo Camisa, Piergiorgio Branzi, dei “futuristi” Mario Giacomelli e Antonio Migliori e tanti altri. Infine, la terza e ultima sezione “La nuova vita” porta i visitatori in uno spazio popolato di simboli dell’urbanesimo e dell’industrializzazione del paese. Una serie d’immagini senza autore, provenienti da studi professionali o da agenzie come la notissima Publifoto, assieme ad altre prodotte dagli uffici stampa di grandi aziende, come la Fiat.