Nelle vicinanze del borgo di Moncioni, si nasconde, immersa in un bellissimo parco, Villa Gaeta. Ad oggi, è nota per il “Pinetum” mostre di design e arte”, ideate e organizzate dall’attuale proprietario Bruno Boretti, ma la storia della Villa inizia nel Seicento e le sue pareti affrescate testimoniano, strato dopo strato, secoli di vicende.
Ormai da dieci anni Bruno Boretti, di professione designer, è il proprietario di Villa Gaeta a Moncioni. “Cercavo da tempo un abitazione diversa da acquistare, ma non sapevo che cosa esattamente cosa. Così ho guardato in tutta la Toscana e ho visto 200 case, la 201 esima è stata questa- dichiara Bruno Boretti– Quando sono entrato nel cancello, anche se era tutto abbandonato, quando ho visto questi alberi ho pensato che dovendoli piantare io non li avrei mai visti così e me ne sono innamorato”. La cosa che ha colpito subito Boretto è stato, infatti, il parco: il Pinetum di Moncioni è un piccolo arboreto di circa tre ettari, caratteristico per la presenza di una collezione di conifere provenienti da tutto il mondo, fra cui il primo esemplare introdotto in Italia nel 1858 di Pseudotzuga Menziesi, noto come l’abete di Douglas (introdotto poi a Vallombrosa nel 1890). Nell’Ottocento fu di Giuseppe Gaeta, ex proprietario, l’idea di dare vita al parcovilla, che, ad oggi, è diventato anche uno spazio d’arte e design sotto la spinta di Boretti. Mostre di design e d’arte a cielo aperto, con l’intento di valorizzare nuovamente questo immenso parco. Un dialogo fra arte e natura, ad opera di promettenti e giovani artisti e designer provenienti da tutto il mondo. L’istituzione di una serie di mostre d’arte e design è sempre stato il sogno di Bruno Boretti, ma l’avventura del “Pinetum” ebbe inizio casualmente.
Nelle sale d’attesa dell’ospedale fiorentino di Careggi, si trovavano, anni fa, una serie di opere realizzate da giovani artisti dell’Università di Firenze e Bruno Boretti rimase colpito da uno di essi. “Mi trovavo in sala d’attesa, ho visto un quadro molto bello così ho preso il nome della pittrice, una ragazza di origini calabresi, dicendole che avevo comprato il suo quadro perchè mi ricordava davvero tanto la Villa che avevo appena comprato- racconta Boretti- Le ho chiesto di venire a vedere la Villa e il suo quadro esposto e lei ha accettato, in questa occasione le ho domandato cosa avrei potuto fare di artistico in questo luogo e lei mi ha suggerito di fare un'”artistica residenza”, cioè invitare cinque o sei giovani artisti che staranno qua un mese e mentre sono qui dipingono o scolpiscono per poi fare una mostra. Così ho cominciato per scherzo, la ragazza e dei suoi amici artisti vennero qua per dei mesi”. La prima mostra finale è stata chiamata “Pinetum 0.0”, l’anno dopo la mostra si è raffinata con una curatrice, ma sempre una cosa sperimentale. Per il terzo anno, invece, degli amici di Boretti gli hanno suggerito di fare una biennale, cioè un anno dedicato all’industrial design e un anno artistica residenza. Giunto al suo ottavo anno, il “Pinetum” è diventato una mostra prestigiosa e il rapporto con il parco di Villa Gaeta si è fortificato: le opere d’arte sono, infatti, pensato esclusivamente per il parco e in funzione di esso. Da poco ha avuto luogo l’ottava edizione de il “Pinetum” e, per la prima volta, Bruno Boretti ha piantato dei cipressi per formare una sorta di anello in cui presentare tutti gli interventi di quest’anno. Sono stati usati materie prima toscane, come il travertino, la terracotta dell’Impruneta e per le lampade una ditta di Montevarchi. Tutti i prototipi prodotti per il “Pinetum” rimangono all’interno del parco di Villa Gaeta per sempre, quindi chi si reca alle mostre può vedere tutte le opere precedenti. Il tema scelto per quest’anno è stato “Conversazioni con la natura”.
Sulla storia di Villa Gaeta è difficile trovare qualcosa di scritto. Bruno Boretti così ha deciso di ricostruire la sua storia tramite notizie degli ex proprietari e storia toscana. Appena si entra nella Villa, si apre un salotto completamente decorato con pitture del 1860-61, che si uniscono con eleganza agli arredati moderne scelti da Boretti. La storia di Villa Gaeta, però, si può ricostruire anche scrostando la superficie delle sue parete, infatti al si sotto degli affreschi ottocenteschi, vi sono anche dei dipinti di metà Seicento, forse il periodo in cui è stata costruita dalla famiglia Peri. Villa Gaeta si trova in località Poggiolo nei pressi del Castello di Moncioni, immersa in un parco davvero singolare. Sulla storia della Villa, però, non è possibile trovare niente di scritto, così l’attuale proprietario Bruno Boretti ha cercato di unire i tasselli personalmente. Essa risale al XVI secolo, ma senz’altro l’attuale impostazione è frutto di una serie di interventi attuati nel corso dei vari secoli: nel primo periodo di vita la Villa presentava solo il piano terra e il seminterrato. Allora Villa Gaeta apparteneva alla famiglia Peri di Montevarchi, di professione medici, come si può vedere nello stemma in pietra sopra la porta delle antiche cantine. Si trattava di un edificio particolare e non di una comune abitazione rurale, fatto accertato anche dai numerosi decori presenti all’interno, che sicuramente rappresentano un segno importante sulle disponibilità economiche dei passati proprietari. Nel secolo successivo, la Villa venne ampliata nei lati e dalla costruzione dell’Oratorio di Santa Maria della purità. In questo lasso temporale i padroni furono gli Agnolesi, ai tempi noti come avvocati. Una singolarità specifica di Villa Gaeta è stata che è sempre appartenuta a ricche e note famiglie toscane, ma mai nobiliari. Bruno Boretti: “Pur essendo un edificio di una certa importanza, ci si chiede come mai questi elementi architettonici (torre centrale particolarità della facciata) fossero dipinti e non in vera pietra. Per motivi di gerarchia sociale non si poteva osare una qualità architettonica che superasse quella della nobiltà e tutto doveva rimanere, anche se pur bello, in canoni più dimessi rispetto agli edifici nobiliari”.
Dalla famiglia Peri la Villa passa agli Agnolesi, poi ai Nespoli e, infine, ai Gaeta. Tuttavia, la Villa non passava da una famiglia all’altra senza un senso, infatti molto probabilmente essa andava in dote con la prima figlia femmina, motivo per il quale non vi è una continuità di cognomi. Nell’Ottocento è, quindi, il turno della famiglia dell’avvocato Giuseppe Gaeta, che dette un’impronta significata alla dimora: un nuovo piano superiore, l’inglobamento dell’Oratorio di Santa Maria della Purità, la costruzione del Parterre tergale con la realizzazione di un muro di contenimento con un ninfeo e delle fontane, i progetti realizzati. Ma soprattuto la forte impronta di eclettismo vittoriano sotto il punto di vista estetico. Dopo la sua morte avvenuta nel 1900, sua figlia Marianna non seppe portare avanti la progettualità del padre sul parcovilla e così la Villa subì un graduale stato di abbandono. Cosa che proseguì, poi, con il suo successore proprietario l’ingegnere Alessandro Monaci. Ovviamente, il Novecento portò anche le due guerre, che modificarono la vita di tutti e la Villa venne abbandonata. Questo fino al 2010, quando Boretti la comprò.
Villa Gaeta è un unicuum del nostro territorio, frutto della passione e amore del proprietario nei confronti dell’arte e design, ma sopratutto verso la dimora stessa. Egli è, infatti, riuscito a trovare la giusta chiave per valorizzare un luogo che altrimenti sarebbe rimasto nascosto fra gli secolari alberi. Esempio, quindi, di come l’arte sia veicolo anche di apertura, condivisione e partecipazione.