24, Novembre, 2024

Un confronto tra due tesori valdarnesi: la pieve di Gropina e quella di Gaville

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Due Pievi romaniche collocate in due comuni valdarnesi differenti, che, però, già a un primo sguardo appaiono molto simili fra loro. Ricostruire, in parallelo, le loro vicende storiche si è dimostrato interessante per comprendere a pieno differenze e analogie. Le protagoniste di questo articolo sono la Pieve di Gropina e quella di Gaville. 

La Pieve di San Pietro a Gropina è ampiamente conosciuta nel territorio valdarnese, meta di turisti, ma anche di molti valdarnesi che scelgono di sposarsi all’interno della maestosa chiesa. La chiesa spicca fra i tetti del borgo di Gropina, nel comune di Loro Ciuffenna, ed è molto antica. Il primo documento riguardante la Pieve è del 1016, quando un certo Pietro, figlio di Gerardo, avrebbe donato un pezzo di terra. La pieve di Gropina fa parte del gruppo di chiese donate alla Diocesi di Fiesole e Arezzo, chiese che hanno in comune anche particolari caratteristiche architettoniche infatti (come la presenza della pietra arenaria e la ripartizione in tre navate). Tra il X e il XII secolo, nel Valdarno si affermò il fenomeno dell’incastellamento per iniziativa delle famiglie dell’alta aristocrazia feudale.

Le origini della Pieve di Gropina sono note grazie al lavoro del comune di Loro Ciuffenna, che recentemente ha inaugurato, all’interno del Museo Venturini, una posizione apposita che spiega, con suoni e immagini, la storia dell’antica Pieve. Essa si trova lungo l’antica cassia vetus, strada di collegamento fra le città di Arezzo e Fiesole e Firenze, nel piccolo borgo di Loro Ciuffenna, Gropina. Il borgo di Gropina (dall’etrusco “Krupina o Kràupana, che significa appunto “borgo”), ai tempi si trovava fra il territorio di Badia si Soffena a nord e Badia di Santa Trinità in Alpi ad est, e nel corso dei secoli è riuscito ad affermare la sua fama grazie all’amministrazione di un notevole patrimonio. In epoca romana è, inoltre, accertato che il sito di Gropina è stato sicuramente abitato in quanto è stata ritrovata nel luogo della Pieva una domus risalente al primo secolo a.c. Invece, durante i primi secoli dopo Cristo, proprio sopra a questa domus romana venne edificata un’altra chiesa rettangolare con abside, ma che con la caduta dell’impero romano, essa diventò troppo piccola per contenere tutta la comunità del paese. In epoca tardo lombarda, VI-VII secolo d.p. venne eretto un altro edificio molto più grande e nel XII secolo, sulle ceneri di questi edifici, venne finalmente eretta la Pieve romanica che tutt’ora spicca fra i tetti di Gropina. Essa è molto più grande, con impianto a tre navate conclusa in un’unica abside semicircolare.

Dal punto di vista architettonico e artistico, la Pieve presenta una severa facciata in cui emerge lo stemma della famiglia Medici sormontato dalla tiara papale e datato 1522. Infatti, secondo la tradizione la chiesa sarebbe passata prima a Lorenzo il Magnifico poi al suo erede Giovanni de Medici, noto come Papa Leone X. I fiorentini emergono anche nell’angelo e nel cherubino scolpiti nell’architrave. Notevole è il pulpito semicircolare che si presenta nella navata centrale, il cui tratto caratteristico è la struttura interamente in pietra. Inoltre, l’ambiente interno è spartito su tre navate che culminano nell’abside centrale. Interessanti i bellissimi ornamenti sulle colonne della navata centrale: i capitelli sono stati eseguiti da due scuole diverse di scalpellini, quelli di destra sono di maestranze fra il casentino e il valdarno, mentre quelli di sinistra sono stai realizzati sempre da artisti del territorio, ma di stampo più moderno.

Proprio lo stile usato dagli artisti in questi capitelli è un punto in comune con la Pieve di san Romolo a Gaville. Secondo la tradizione orale, furono le stesse mani a incidere la mani in entrambe le chiese, data la forte somiglianza, ma purtroppo non ci sono documenti che accertino la cosa. Come nel caso della Pieve di Gropina, anche nel sito dell’attuale chiesa a Gaville doveva esserci stato un qualche tipo di nucleo abitativo in epoca romana, dati i numerosi ritrovamenti storici. La Pieve si trovava vicino alla cassia adrianea, strada che univa Firenze e Arezzo ed essa è sorta nei pressi dell’attuale campanile, ma allora molto probabilmente torre di avvistamento. La costruzione venne iniziata nel 1007 per ordine del vescovo di Fiesole e fu terminata nel 1070, quando venne dedicata al primo vescovo di Fiesole, San Romolo. Il nucleo abitativo poco distante, “Gavillaccio”, fu distrutto alla fine del XII secolo per vendetta per l’uccisione di Francesco dè Cavalcanti, i familiari di quest’ultimo per vendetta assaltarono e distrussero il borgo, lasciando sola la chiesa. La vicenda è nota anche nell’opera di Dante, Canto XXV dell’inferno: “l’altr’era quel che tu Gaville piagni“.

Ad oggi, la chiesa si trova immersa nel verde e colpisce subito l’austerità della sua facciata, in pieno stile romanico. L’impianto basicale è diviso anche in questo caso in tre navate, spartiti da colonne quadrate e monolitiche con capitelli scolpiti prossimi all’altare. Le decorazioni sono: un ippogrifo, fogliame, un cane. Inoltre, la Pieve presenta due particolarità: un cippo con un reticolo inciso sulla superficie, molto probabilmente altomedievale e una cripta, cosa non comune nelle pievi.

 

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