23, Dicembre, 2024

“L’uomo che disse no alla catastrofe”, al Garibaldi va in scena la storia di Stanislav Petrov

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“Dire no alla catastrofe: una serata per la pace”,  la storia del tenente colonnello dell’Armata rossa che, da solo, salvò il mondo dalla guerra nucleare è diventata una lettura-spettacolo con Alberto Di Matteo. Lo spettacolo si terrà il 5 maggio al Ridotto del teatro Garibaldi di Figline, organizzato da Comune e Comitato Popolo del Valdarno Costruttore di Pace

La notte del 26 settembre 1983, Stanislav Petrov era di turno nel bunker dal quale venivano controllati i satelliti spia. Il monitor si illumina: secondo i segnali raccolti, cinque missili intercontinentali sarebbero partiti da una base statunitense del Montana. Non c’è tempo da perdere. In caso di attacco nucleare Petrov deve immediatamente avvisare i suoi superiori. In pochi minuti l’Unione sovietica avrebbe risposto con missili diretti su obiettivi strategici nel cuore dell’Europa e degli Stati Uniti. La Guerra fredda, dopo anni di distensione, stava vivendo un nuovo momento di forti attriti. L’escalation sarebbe stata rapida e devastante. Petrov capisce però che c’è qualcosa di strano. Cinque soli missili sono un attacco molto debole per scatenare quella che anche gli Stati Uniti sanno che sarebbe l’unica risposta possibile, la guerra atomica. Prende allora la decisione più importante della sua vita, una decisione destinata a cambiare la storia: interpreta i segnali come un errore della strumentazione. L’allarme non parte. La sua intuizione si rivelerà corretta.

“È una storia che ci insegna come anche le scelte personali possano fare una grande differenza. In questi giorni in cui la guerra nucleare torna a essere una minaccia, vogliamo che questo spettacolo sia, soprattutto, un inno alla pace. Una scelta di campo che il Comune di Figline e Incisa Valdarno e il Comitato Popolo del Valdarno Costruttore di Pace avevano già compiuto nei primi giorni dell’aggressione all’Ucraina da parte della Russia, organizzando la grande marcia della pace che il 6 marzo scorso portò in piazza quasi duemila persone. Davanti alle immagini di un conflitto che ancora non accenna ad allentare, ci sentiamo inermi. Quella del 5 maggio vuole essere anche una serata di riflessione per ribadire che libertà, democrazia e uguaglianza sono l’unico presupposto per la pace”.

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