24, Novembre, 2024

Turismo: primi segnali di ripresa ma ancora lontani dai livelli pre-Covid. Chiusura del 2021 con prospettive più buie

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Il movimento turistico toscano è in ripresa ma ancora molto distante dai livello del 2019. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati divulgati dall’Istat relativi ai primi nove mesi del 2020 dai quali si evidenzia che le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono in crescita (+27,2%) ma restano sempre inferiori al 2019, con un indice del -38% rispetto dunque ai livelli pre-covid. Presenze in meno che hanno avuto pesanti ripercussioni sulla spesa turistica con un ammanco di oltre 10 miliardi di euro a livello nazionale per l’intero anno 2021 rispetto a prima della pandemia: e un terzo delle perdite hanno colpito i consumi in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per l’acquisto di cibo di strada e souvenir delle vacanze.

“A mancare all’appello – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – sono soprattutto i turisti stranieri, che hanno una elevata capacità di spesa per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir, e che sono bloccati alle frontiere dall’avanzare dei contagi e dalla misure di restrizione adottate. Ma a calare sono state anche le presenze nazionali soprattutto nelle festività di fine anno mentre risultati più positivi si sono registrati nel periodo estivo.  A salvare, in parte il settore, sono stati gli italiani ed il turismo di prossimità dove a far la parte del leone sono stati i piccoli borghi e centri storici di cui la nostra regione è straordinariamente ricchissima; luoghi che trasmettono sicurezze, bellezza e libertà”.

A garantire l’ospitalità nei piccoli centri, come accade per la maggior parte in Valdarno, è soprattutto una rete composta da strutture agrituristiche, spesso situate in zone isolate della montagna o della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto. Nonostante la presenza dei turisti italiani, la stagione 2020 per il settore agrituristico si è chiusa con un pesante – 41,2% in Toscana, un dato su cui pesa il – 66,7% di presenze straniere.

Ma è proprio la chiusura del 2021, con la ripresa dei contagi per la diffusione della variante Omicron, ad aver reso più opache le prospettive per il turismo e per il commercio. Confesercenti Toscana segnala: “Nell’ultimo mese, le prospettive delle imprese del turismo, del commercio e dei pubblici esercizi sono radicalmente mutate. E se l’autunno era stato caratterizzato da una graduale ripresa, anche se lenta e faticosa, l’arrivo dell’inverno ha purtroppo segnato una netta inversione di tendenza negativa: tra paura, smart working e restrizioni, l’aumento dei contagi ha portato ad un ‘lockdown di fatto’, anche se mai dichiarato, che ha affondato i fatturati delle attività dei tre settori”.

Secondo i dati di Confesercenti, il 51% dei consumatori toscani dichiara di evitare di servirsi di bar o ristoranti; il 32% ha rinunciato a fare un viaggio o ha disdetto una vacanza già prenotata. Un milione di persone in Italia, quasi 80mila in Toscana, hanno rinunciato a fare shopping per paura dei contagi con vendite che hanno rallentato fino quasi allo stop. A Firenze è rimasto chiuso, per assenza di turisti, un albergo su cinque. In Toscana la perdita di fatturato oscilla tra il 70 e l’80%, anche a causa delle cancellazioni di congressi e meeting. Triplicato il costo dell’energia per gli alberghi assimilabili di fatto ad attività energivore.

“Il quadro previsionale che era stato annunciato con la Legge di Bilancio si è radicalmente modificato – commenta Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana – l’aumento dei contagi ha creato un clima di sfiducia che sta frenando i consumi delle famiglie. Un problema soprattutto per le piccole e piccolissime imprese italiane del turismo, della ristorazione, del commercio e dei servizi. Così si rischia di mettere la parola fine alla ripresa: in questo quadro non basta ‘non escludere’ l’ipotesi di nuovi sostegni, bisogna intervenire al più presto, con misure adeguate a tutelare l’attività ed il lavoro delle imprese colpite, a partire dalla proroga degli ammortizzatori sociali COVID e dell’esenzione del pagamento del canone unico per le attività commerciali almeno fino al 30 giugno 2022. Ma occorre dare continuità anche alle misure per il credito previste dal DL Liquidità, che ha messo a disposizione delle imprese circa 169 miliardi di euro di finanziamenti. Occorre agire subito, il clima di incertezza richiede interventi congrui e urgenti”.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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