L’incidenza di ricoveri in ospedale e in terapia intensiva per infezioni da Covid è più alta, in questa fase, tra le persone non vaccinate. A dirlo sono i dati resi noti oggi dalle due Asl che coprono il Valdarno: la Asl Toscana Centro, sul versante fiorentino, e la Asl Toscana Sud Est, su quello aretino.
Asl Toscana Centro (con la provincia di Firenze)
Negli ultimi giorni si è registrato un progressivo aumento dei ricoveri nei presidi ospedalieri con area Covid dell’Asl Toscana Centro (tra cui l’Ospedale di Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri). Ad oggi in Asl Centro risultano 146 pazienti ricoverati, di cui 120 pazienti in degenza ordinaria, 6 in terapia intensiva e 26 in cure intermedie. Di questi, 27 pazienti sono ricoverati presso l’Osma, dove si registra anche 1 paziente in terapia intensiva. L’Azienda sanitaria sta valutando la possibilità di un ulteriore incremento di posti letto nelle prossime settimane secondo l’andamento epidemiologico della malattia e il progressivo aumento nell’ultimo periodo dei casi positivi.
Circa il 67% dei pazienti Covid attualmente ricoverati in Asl Centro non risulta vaccinato, il 12% di questi ha ricevuto soltanto una dose di vaccino. L’età media dei ricoverati è 61 anni. La quasi totalità dei ricoverati under 50 non risulta vaccinata. Inoltre, 5 dei 6 pazienti ricoverati in terapia intensiva con sintomatologia da Covid non risulta vaccinato.
“Questi dati – sottolinea il dottor Francesco Cipriani, direttore epidemiologia Ausl Centro – sono del tutto coerenti con quanto osservato in Italia dall’Istituto Superiore di Sanità e da quanto si sta registrando in tutti i Paesi che hanno un programma avanzato di vaccinazione della popolazione: la vaccinazione è l’arma più potente per contenere la diffusione dell’epidemia e soprattutto ridurre al minimo i casi gravi che richiedono ospedalizzazione e terapie intensive. Per non parlare dei decessi da Covid-19, quasi scomparsi con la progressiva estensione della vaccinazione. Se non ci vacciniamo, l’unica alternativa efficace è il distanziamento tra le persone e il ritorno a chiusure, divieti e restrizioni che già hanno messo in ginocchio il benessere economico e sociale del Paese. Vaccinarci o chiuderci. Bisogna prenderne coscienza e decidere: ognuno è chiamato a prendersi la responsabilità delle scelte e delle conseguenze per sé e per la collettività. Inutile girarci intorno”.
Asl Toscana Sud Est (con la provincia di Arezzo)
Danilo Tacconi, Direttore di malattie infettive al San Donato di Arezzo, spiega: “Negli ultimi 9 giorni, nella provincia di Arezzo, abbiamo avuto 50 nuovi casi di media al giorno. Abbiamo pazienti in degenza Covid il cui numero non arriva a due cifre e 2 pazienti in terapia intensiva. Le precauzioni non possono essere abbandonate né alla prima né alla seconda dose di vaccino, soprattutto avendo a che fare con le varianti e con un’immunità della popolazione ancora non sufficiente tale da ridurre in modo significativo la circolazione del virus”.
“Come ha evidenziato l’Istituto superiore di sanità, siamo di fronte ad un paradosso – commenta Elena De Sanctis, responsabile dell’igiene pubblica della zona aretina – sono stati raggiunti livelli elevati di copertura e in questa fase il numero assoluto delle infezioni, ospedalizzazioni e decessi diventa simile per vaccinati e non vaccinati. Ma se leggiamo l’incidenza e cioè il rapporto tra il numero dei casi e la popolazione, scopriamo che quella dei vaccinati è dieci volte più bassa di quella dei non vaccinati. La sintesi è che il vaccino funziona“.
La copertura però non può essere al 100%. “E’ la storia dei vaccini a confermarlo – sottolinea Tacconi – ci sono i limiti dettati dal vaccino stesso e la reazione, singola e diversa l’una dall’altra, delle diverse persone”. De Sanctis ricorda, sulla base dei dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, che il ciclo vaccinale completo protegge all’88% dall’infezione, al 94% dal ricovero in ospedale, al 97% dal ricovero in terapia intensiva e al 96% da un esito fatale della malattia. I vaccinati possono divenire positivi ma in genere hanno forme con nessuno o pochi sintomi. Fra i ricoverati con il covid ci sono anche delle persone che hanno completato il ciclo vaccinale ma il motivo del loro ricovero è una patologia diversa dal Covid. “Quando si raggiunge una copertura molta alta – conclude De Sanctis – la maggior parte dei casi può essere quella di soggetti vaccinati ma questo perché popolazione dei vaccinati è più numerosa di quella che non lo è”.
Il dottor Tacconi propone una riflessione, infine, sull’ospedalizzazione: “Dobbiamo distinguere le differenze tra i pazienti in degenza Covid. Tra quelli vaccinati con ciclo completo, in numero assoluto decisamente più basso rispetto ai non vaccinati, il motivo della degenza ospedaliera è spesso indipendente dal Covid. Presentano altre patologie ma la presenza dell’infezione da Sars-Cov2 ne determina la degenza in bolla Covid. Un contagiato, seppur vaccinato, che ha contratto una polmonite batterica o ha una frattura di femore si ricovera in bolla perché devono essere garantiti percorsi di isolamento senza venir meno ai trattamenti specifici del paziente. I numeri dei vaccinati ricoverati non può essere quindi utilizzato per mettere in discussione l’assoluta validità e necessità della vaccinazione”.