24, Aprile, 2024

Due sub valdarnesi nella prima spedizione italiana ad esplorare il relitto della Re d’Italia, nei fondali croati

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Affondata nel 1866 durante la battaglia di Lissa, la nave della Marina del Regno d’Italia era stata ritrovata solo nel 2005, ma fino all’anno scorso dichiarata inaccessibile. Il primo team di sub italiani ad aver ottenuto il via libera dalla Croazia si è immerso a fine maggio. Dei 6 partecipanti, 2 sono valdarnesi: Daniele Lucaccini e Massimo Barnini

Ci sono due valdarnesi nel primo team italiano ad aver potuto visitare il relitto della Re D'Italia, nave della Marina del Regno d'Italia affondata nel 1866 al largo dell'isola di Vis, nei fondali marini della Croazia. Sono Daniele Lucaccini, di Terranuova; e Massimo Barnini, di Reggello. Hanno fatto parte di un team di subacquei civili italiani guidato dall’empolese Davide Ciampalini e composto anche da Alessio Pollice, di Livorno; Matteo Ratto, di Brescia; e Rolando Di Giorgio di Roma. Il loro gruppo, Team WSE della agenzia UTR Tek, ha letteralmene compiuto un'impresa storica: prima di loro, infatti, solo un team di sub croati scortati da militari aveva visto il relitto del Re D’Italia. 

I due sub valdarnesi durante l'immersione

Una storia unica, quella di una nave rimasta per centocinquant'anni sepolta dall'acqua, e scoperta soltanto nel 2005. La Re D'Italia, infatti, faceva parte della flotta della la Regia Marina del Regno d'Italia impegnata in una battaglia navale, la battaglia di Lissa, durante la terza guerra di indipendenza. Nave corazzata a vela e a vapore, moderna per l'epoca, è equipaggiata con ben 33 cannoni e cinquecento uomini, ma insieme alla Palestro, il 20 luglio del 1866, viene speronata e affondata in una manovra di accerchiamento della flotta dell'Impero Austriaco. Solo centotrenta uomini si salvano, e la nave finisce nel fondale. 

Una ricostruzione grafica della Re D'Italia

 

La nave resta qui, sul fondo, fino al 2005, quando viene ritrovata da una spedizione militare voluta dal Governo Croato: il relitto viene subito dichiarato monumento storico, inaccessibile ai civili, per proteggerlo da possibili saccheggi. Solo nel 2017 la Croazia permette ad un gruppo di sub locali, accompagnati però dai militari, di visionarla. Ed è da qui che parte l'idea del gruppo italiano, con Davide Ciampalini che avvia le procedure per le richieste formali. Quasi insperato, arriva il sì del Governo Croato all'immersione del team italiano, il primo tra l'altro composto da soli civili ad immergersi. 

"Siamo partiti il 26 maggio scorso – racconta Daniele Lucaccini – è stata una impresa davvero emozionante e storica, i primi italiani a rivedere una nave italiana affondata oltre centocinquant'anni fa. L'immersione vera e propria l'abbiamo compiuta il 28 maggio: siamo scesi giù fino a 120 metri sotto il livello del mare, e ce la siamo trovata davanti. Impressionante: la prua ancora intatta, lo sperone, persino i cannoni. Tutto incrostato dal fondo del mare, ma ancora si distingue benissimo l'intero profilo della nave. Si vede anche, sul fianco, il buco dello speronamento che l'ha affondata. Abbiamo esplorato per oltre mezz'ora, un'emozione indescrivibile, essere i primi italiani a rivederla". 

Il particolare dello sperone, ancora intatto

Un'immersione che, nel complesso, è durata quasi 4 ore: la risalita dal fondale richiede infatti lunghe pause, per la decompressione, e un complesso sistema di cambio dei gas che i sub respirano. Filmati e foto realizzati nei fondali sono stati controllati dal Governo, che si è accertato ovviamente che niente fosse stato asportato dai relitti. "Per noi – conclude Daniele, che è anche istruttore della Hogartian Division – si è trattato di un'immersione unica, difficile ma davvero emozionante, qualcosa di cui andare fieri". 

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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