Questa mattina si è tenuto nell’Aula Magna dell’IIS Benedetto Varchi il secondo incontro della quarta edizione dell’iniziativa “Io ti rispetto”, una serie di incontri dedicati all’educazione civico-sportiva. Si fanno promotori del progetto l’Associazione familiari vittime dell’Heysel, il Panathlon Arezzo, la Lega nazionale dilettanti di Arezzo e la società Olmoponte-Santa Firmina, con il patrocinio del Comitato regionale toscano del Coni e della Provincia di Arezzo. L’ospite speciale di questa mattinata è Federica Cappelletti, presidente Divisione serie A professionistica femminile e moglie del compianto calciatore Paolo Rossi, che era in campo il giorno del massacro dell’Heysel.
“Io ti rispetto, che è giunto alla quarta edizione, è un progetto di educazione civico-sportiva che parte dalla memoria della strage di Heysel, una vicenda che ha colpito profondamente anche il territorio aretino, che ha pianto purtroppo due vittime, il medico Roberto Lorentini e la studentessa Giuseppina Conti – a parlare è Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione familiari vittime dell’Heysel. – Partiamo dalla memoria di questo fatto raccontandolo ai ragazzi che non solo non erano nati, ma che magari molti di loro non conoscono, una storia in cui il valore del rispetto si è completamente azzerato. Da lì attraverso la presenza di un testimone, questa mattina abbiamo Federica Cappelletti, la presidente della divisione di serie A professionistica femminile, andremo a declinare quello che invece deve essere il rispetto per lo sport insieme agli altri valori, per far capire ai ragazzi che lo sport è altro, è rispetto, è condivisione, socializzazione. Lo faremo attraverso un’attività proattiva degli studenti, che hanno preparato dei lavori, delle domande. L’obbiettivo è quello di trasmettere a loro una cultura sportiva positiva. La presenza di Federica Cappelletti ci permetterà di approfondire anche quella che è la tematica legata al calcio femminile, quindi anche questa questione di genere che è assolutamente importante.”
“Cosa dirò alle ragazze? – si chiede la Cappelletti – Dirò che il rispetto è uno dei capisaldi della nostra civiltà, sia nello sport che nella vita quotidiana. Senza di esso non può esserci condivisione, amicizia o vita di comunità. Lo sport è e deve essere uno strumento per comunicare non solo appunto il rispetto, ma anche tutti i valori positivi, come inclusione, accettazione della diversità e il concetto di socializzazione.”
“I ragazzi sono stati sensibilizzati fin dall’inizio dell’anno partendo dalla tragedia di Heysel, da cui abbiamo sviluppato i temi del fair play, dei valori dello sport da promuovere in generale e hanno portato anche stamattina dei lavori personali. – spiega Rachele Marchi, una dei docenti referenti dell’iniziativa. – Io sono rimasta molto colpita dal silenzio che c’era in classe nel mostrare loro video, testimonianze e immagini di quella tragedia, per cui penso che questa storia li abbia toccati profondamente.”