23, Dicembre, 2024

In Toscana in vigore l’obbligo di accatastare camini, stufe e caldaie a biomasse. Chiassai attacca la Regione: “Decisione insensata”

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Dal 1 ottobre 2023 in Toscana è entrato in vigore l’obbligo di registrare nel portale regionale SIERT il proprio impianto “generatore a biomassa”. In sostanza, l’obbligo riguarda tutti coloro che possiedono un caminetto, una stufa o una caldaia alimentate a pellet o legna. Fanno eccezione solo quei camini, stufe e caldaie a biomassa che però che sono l’unico impianto della casa; oppure i caminetti dismessi e chiusi e quindi non utilizzabili.

La Regione Toscana ha deciso di introdurre questo obbligo per riuscire ad avere un dato preciso di quanti camini e stufe sono presenti sul proprio territorio e metterlo in relazione con i fenomeni di inquinamento da PM10, al fine di migliorare le politiche per il contrasto dell’inquinamento atmosferico. “Tra i principali fattori inquinanti delle nostre città – spiega la Regione – ci sono proprio gli impianti a biomassa. I dati scientifici dicono che un caminetto emette polveri fini PM10 per 840 grammi / giga joule, una stufa a legna 760, una a pellet 29. Pensate che una caldaia a metano (quelle che abbiamo nelle nostre case) emette 0,2 / giga joule”.

Tutte le informazioni in merito si trovano a questo link. 

Un obbligo contro cui si scaglia il sindaco di Montevarchi, Silvia Chiassai Martini. “Siamo di fronte all’ennesima crociata della Regione che improvvisamente vuole mappare stufe, caminetti e caldaie dei toscani, come misura, dicono, per contrastare l’inquinamento da PM10 nelle città. Una nuova stretta ai danni del cittadino, ignaro fino a pochi giorni fa del provvedimento che risale a marzo e portato avanti senza un’adeguata comunicazione e con l’obbligo del censimento per non incombere in sanzioni fino a 3000 euro. Una decisione completamente insensata, che invito la Regione a ritirare perché presa in un momento di forte crisi energetica in cui i cittadini non necessitano di nuove ispezioni e vessazioni”.

“È assurdo che coloro che hanno usufruito di incentivi governativi, stanziati con il fine di promuovere l’utilizzo di stufe e caldaie a pellet come forme di riscalamento alternative per il risparmio energetico e benefici per l’ambiente, oggi siano imputati come potenziali responsabili dell’inquinamento atmosferico. Nutro il forte dubbio che il censimento della Regione abbia un’altra finalità, di passare presto dalla politica dell’ecobonus a quella dell’ecotassa, per rimpinguare le casse regionali a scapito della collettività”, scrive Chiassai. “Nel nostro territorio sono presenti molte zone dove l’assenza di metanizzazione vede i caminetti e le stufe come unica alternativa o in altri casi come difesa al caro bolletta per i costi insostenibile del gas. Per non parlare dei territori montani, dove l’utilizzo e il consumo di legna da ardere rappresenta una tradizione ma anche una forma di micro-economia da sostenere e non da colpire con norme che possono favorire l’abbandono di queste zone. Ritengo che l’unico risultato raggiunto dalla Regione sia di aver alimentato l’odore di bruciato su future tasse, invece di riuscire in questi anni a sviluppare politiche di contenimento del traffico urbano, disincentivando l’uso dell’auto con una mobilità sostenibile, ma finendo oggi per rifarsi su stufe e caminetti dei toscani con la scusa di combattere l’inquinamento dell’aria”.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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