La compagnia teatrale aretina presenta Domenica 19 Febbraio all’Auditorium di Terranuova Bracciolini il loro ultimo spettacolo: un’indagine percettiva sulla cecità, figlia dell’esperienza di una residenza artistica proposta dal progetto teatrale Diffusioni della compagnia KanterStrasse
Un percorso teatrale contemporaneo che si propone di indagare sensazioni e percezioni relative alla cecità, figlio del lavoro e della sperimentazione di una residenza artistica svoltasi a Novembre presso l’Auditorium di Loro Ciuffenna, e che debutterà in serale nell’Auditorium Le Fornaci di Terranuova Bracciolini Domenica 19 Febbraio: si tratta de “I brandelli di luce che ci rimangono” del Cantiere Artaud.
Il collettivo di ricerca teatrale aretino ha lavorato sullo spettacolo dal 9 al 19 Novembre, all’interno di uno spazio messo a disposizione dall’organizzazione di Diffusioni e quindi dalla compagnia valdarnese KanterStrasse, dove “I brandelli di luce che ci rimangono” ha preso forma, si è plasmato ed è stato presentato in esclusiva il 2 Dicembre a Loro Ciuffenna, a conclusione del percorso di Residenza Artistica del quale il Cantiere Artaud è stato ospite.
All’interno del Cantiere Artaud convivono differenti arti sceniche: dalla potenza della parola al rapporto profondo con la musica dal vivo, dall’uso di videoinstallazioni a un approccio fisico molto istintivo e radicato.
“Gli attori diventano così corpi danzanti, dotati di forte espressività sia nella voce che nel movimento. Il termine “Cantiere” sottolinea la volontà di essere continuamente pronti a cambiamenti e a nuove sperimentazioni. Inoltre, la compagnia vuole rendere omaggio al genio visionario di Antonin Artaud, precursore di un teatro che tende a smuovere i nervi dello spettatore, con l’obiettivo di rappresentare gli elementi invisibili della vita e tutto ciò che va oltre la superficie.”
Una filosofia riportata completamente nello spettacolo che sarà presentato all’Auditorium Le Fornaci il prossimo 19 di Febbraio, alle 21.15:
“Il tema centrale dello spettacolo, ossia la cecità come mancanza di empatia, lo abbiamo scelto mesi prima della residenza” racconta Sara Bonci, co-autrice della rappresentazione.
“Leggendo e ascoltando Cecità di José Saramago abbiamo capito che era del suo universo annebbiato che volevamo parlare. Io e Ciro Gallorano, che è attore e regista della compagnia, abbiamo studiato una gamma molto ampia di testi che facevano della cecità la propria ossessione: Elogio dell’ombra e La cecità-Incubo di Jorge L. Borghes, I ciechi di Maeterlinck, Il buio e il miele di Giovanni Arpino, Il paese dei ciechi di H. G. Wells, Il cieco di Guy de Maupassant, Il mio nome sia Gantenbein di Max Frisch, per citarne alcuni. Da questa ricerca è nata una drammaturgia originale che si è ispirata alle suggestioni che questi testi ci hanno trasmesso e alla quale abbiamo aggiunto anche alcuni estratti da La peste di Tucidide, giacché la nostra idea di cecità – fisica, ma soprattutto mentale, metaforica – assomiglia a un morbo che si diffonde facendo perdere la percezione dell’altro. Il testo di per sé, che contiene anche due mie poesie che fanno da introduzione e conclusione allo spettacolo, è nato prima delle prove, dopo tanti giorni di discussioni e proposte a tavolino tra me e Ciro".
Da questo viaggio letterario è nata quindi una drammaturgia originale, partendo da un concetto e lavorando in comunità, la compagnia ha sfruttato al massimo la residenza artistica per dar vita allo spettacolo:
“La creazione registica si è sviluppata durante la residenza: sono stati dieci giorni di improvvisazioni, registrazioni, esplorazione fisica e vocale. Abbiamo perlustrato i boschi e il fiume Ciuffenna, ma soprattutto ci siamo lasciati guidare dai “fantasmi” dell’Ex-Filanda di Loro Ciuffenna: uno spazio magico, dove il primo studio si è costruito pezzo dopo pezzo, insieme alle pietre e ai pannelli bianchi. Lo spettacolo, che unisce scene performative a monologhi in cui è la parola a dominare, è decisamente influenzato da quello spazio. Infatti, per il debutto all’Auditorium Le Fornaci di Terranuova, abbiamo apportato molti cambiamenti scenici: abbiamo adattato i nostri movimenti alla platea e al palco (che non c’erano all’Ex-Filanda) e la scena iniziale che prevedeva un percorso sensoriale in cui coinvolgevamo tutto il pubblico è completamente diversa”.
“I Brandelli di Luce Che ci Rimangono”, vedrà in scena Chiara Cappelli, Filippo Mugnai, Sara Bonci e Ciro Gallorano, all’interno della stagione teatrale de l’Audiorium Le Fornaci, progettata e organizzata da KanterStrasse Teatro / Diffusioni Festival, con il sostegno di Regione Toscana e Rete Teatrale Aretina.
Le foto riportate in questo articolo sono di Elisa Brilli, che ha curato anche l'idea grafica del manifesto promozionale dello spettacolo.