Il libro scritto da Filippo Boni, giornalista, storico e vicesindaco di Cavriglia, ha la prefazione del direttore di Repubblica Mario Calabresi
Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi: erano i due carabinieri e i tre poliziotti della scorta di Aldo Moro che a Roma il 16 marzo 1978 furono uccisi dalle Brigate rosse durante il rapimento del presidente della Democrazia Cristiana. Morirono nel tentativo di salvare colui che erano stati chiamati a difendere. "Gli Eroi di via Fani" racconta proprio la loro storia e il loro percorso di vita.
Il libro scritto da Filippo Boni, giornalista, storico e vicesindaco di Cavriglia, ed edito da Longanesi offre al lettore un altro punto di vista di quella tragica vicenda: il racconto non tanto del rapimento e poi della morte di Aldo Moro ma della vita, dei sogni, delle aspettative di cinque uomini uccisi nell'esercizio del proprio dovere e delle loro famiglie. Genitori, figli, fratelli e fidanzate a cui il terrorismo ha tolto qualcuno che amavano e che poi sono stati lasciati soli.
Filippo Boni nello scrivere il libro è stato spinto da una sollecitazione civile e personale: il padre, infatti nel 1977, un anno prima dell'attentato, aveva incontrato e conosciuto uno degli agenti della scorta. Al padre Filippo aveva promesso di far conoscre la storia di quest'uomo arrivato a Roma da un paesino del sud carico di speranze e di attese per il proprio futuro.
"Il libro nasce da un mio impegno di carattere civile nel volere ricostruire la vita dei cinque uomini che morirono il 16 marzo 1978 all'incrocio tra via Fani e via Stresa dopo un attentato delle brigate rosse che in quell'occasione rapirono Aldo Moro. La storia nasce da una spinta di carattere personale che feci a mio padre prima che se ne andasse. Per puro caso conobbe Francesco Zizzi con la macchina in avaria in autostrada. Lui si era fatto trasferire come vicebrigadiere da Parma a Roma, voleva sposarsi con la fidanzata ma purtroppo questo sogno non l'ha mai concretizzato: al primo giorno di lavoro il 16 marzo 1978 fu ucciso".
L'autore, così, è riuscito a ritracciare i parenti dei cinque uomini della scorta di Moro, li ha incontrati ed è riuscito a farsi raccontare ricordi personali.
"Le vite di questi uomini negli anni sono quasi scomparse, quasi perchè alcuni dei familiari hanno fondato un'associazione per ricordare le vittime di via Fani e molto hanno fatto andando nelle scuole cercando di raccontare la vita dei propri cari. Alla grande opinione pubblica però queste cinque vite sono rimaste molto nell'ombra. Il peso istituzionale dello statista Moro, dell'uomo Moro e dell'affair Moro ha fatto sì che questi nomi scomparissero. Erano invece uomini fuggiti dalle campagne del sud, semplici, umili, che cercavano di avere uno stipendio equilibrato e sicuro".
"Sono stati 40 anni di drammi per queste famiglie: non esistevano leggi che potessero risarcire il torto subìto dal terrorismo ed erano famiglie umili anche povere che non avevano il supporto psicologico che oggi lo Stato garantisce. Hanno dovuto ricostruire la propria esistenza, facendo leva solo su se stessi. La Democrazia cristiana si adoperò per trovare loro un lavoro. Perv tutti loro sono stati 40 anni di dolore".
Il libro uscirà l'8 marzo in tutte le librerie