19, Dicembre, 2024

Consulta della Moda: il punto in Valdarno. Settore in difficoltà, pelletteria in negativo. E la concorrenza sleale preoccupa

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È il settore della pelletteria quello più in sofferenza, in particolare in Valdarno aretino, nel 2016: più in generale, nel comparto della moda i risultati positivi arrivano dalle aziende che lavorano con l’estero. La Consulta della Moda (che da settembre sarà presieduta da un valdarnese) lancia anche l’allarme sul ‘falso’ made in Italy

C'è un mondo che stenta ancora a ripartire, nonostante le grandi professionalità e le competenze che esprime. Un mondo che deve fare i conti con una dura concorrenza sleale, e allo stesso tempo deve valorizzarsi aprendo all'innovazione, misurandosi con i mercati internazionali. È il comparto della moda, che da un paio d'anni in provincia di Arezzo ha anche una sua Consulta. 

Costituita tra le aziende manifatturiere di Confartigianato, Cna, Confapi e Confindustria Toscana Sud Delegazione di Arezzo, la Consulta si è riunita ieri in Valdarno, a San Giovanni. Anche perché, da settembre, sarà valdarnese il suo nuovo presidente, che rimarrà in carica un anno: all'attuale guida di Marco Sanarelli subenterà infatti quella dell'artigiano piandiscoese Aldo Cappetti. 

Il vertice valdarnese è stata l'occasione per fare il punto su un settore che, in provincia di Arezzo, conta circa 1130 aziende, delle quali circa un terzo con sede in Valdarno, "quella che è la zona portante, da un punto di vista storico, per tessile, pelletteria e calzature a livello aretino", ha ricordato Sanarelli. 

I dati sono quelli della Camera di Commercio di Arezzo, illustrati dal direttore Giuseppe Salvini: "Mostrano un calo nel numero delle imprese nel 2016, rispetto all'anno precedente: -3,3% sia a livello provinciale che in Valdarno aretino, dove in un anno si sono perse (nel saldo fra imprese avviate e chiuse) una ventina di aziende, mentre nel versante del Valdarno fiorentino la situazione si mantiene sostanzialmente stabile". 

Colpisce, in particolare, il dato relativo alla pelletteria, che in Valdarno perde addirittura l'11% delle imprese, segno che questo è il settore che sta mostrando i maggiori segnali di sofferenza. Tessile, abbigliamento e maglieria, invece, si sono difese meglio, mostrando addirittura dei (seppur piccoli) segnali di crescita. In linea generale, emerge una tendenza chiara: le aziende che ottengono i risultati migliori, sia dal punto di vista degli ordini che del fatturato, sono quelle che lavorano con l'estero. "L'export traina l'intero comparto, e con un +3,6% consente di mantenere in positivo il risultato complessivo".  

"Questa Consulta – ha spiegato Marco Sanarelli – ha il primo obiettivo di condividere informazioni e esperienze, mettendo fianco a fianco imprenditori e artigiani che però lavorano nello stesso settore. E possono così esprimersi con maggiore forza: lo dimostra il fatto, ad esempio, che siamo riusciti ad ottenere una audizione presso la Commissione Parlamentare contro la contraffazione". 

"La lotta contro l'illegalità, la concorrenza sleale e il falso made in italy è fondamentale, di fronte a questi dati – ha aggiunto – oggi, aziende che sono presenti da decenni sul territorio, e che operano con competenza e qualità, devono fare i conti ad esempio con la presenza di aziende guidate da stranieri, in primo luogo cinesi ma non solo, che in buona percentuale lavorano al limite della legalità, se non proprio nell'illegalità".

"Solo nell'area vasta fiorentina ci sono 8000 aziende cinesi, che operando in Italia possono usare il marchio del made in Italy: ma spesso usano materie prime, a partire dai filati, importate e di bassissima qualità. Sono fenomeni su cui dobbiamo chiedere maggiore attenzione – ha concluso Sanarelli – perché è fondamentale per tutelare il vero made in Italy e il nostro lavoro". 
 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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